Il 23.'.mo Landmark dice che la Libera Muratoria é una società segreta che possiede segreti che non possono essere rivelati. E tanto si è discusso sul termine "possono"; se si dovesse intendere, cioè, come impossibilità materiale della divulgazione dovuta all'incommensurabile profondità dei segreti di cui si parla, o se si dovesse interpretare nel senso di "dover imperativamente tacere".

Qualunque significato si voglia comunque attribuire a tale Landmark, ciò che rimane fermo è il concetto dell'esistenza di segreti non dicibili, non comunicabili. E tra i tanti che pervadono le vie del nostro mistero il più profondo di tutti è quello relativo all'Opera alchemica la cui natura, peraltro non rivelabile da chicchessia, rappresenta il Misterium Magnum di tutte le fratellanze iniziatiche.

Con tali presupposti risulterebbe difficile poterne chiarire i termini. E chi si arrogasse la pretesa di conoscere a fondo la materia e di poterla impunemente comunicare sarebbe un ingenuo. Chi potrebbe credere che quanto fu nascosto con cura da tutti i veri Filosofi possa essere in un momento divulgato coram populi da un saggio individuo? Più che saggio costui sarebbe un pazzo o un ciarlatano.

Di qui ha origine la necessità di parlare per simboli, di ricorrere alle analogie e soprattutto. di procedere strettamente in linea con il principio che dovere del Libero Muratore è quello di persuadere ragionando.

Questa breve premessa per dire che laddove il mistero si fa più profondo e più fitta è la tenebra occorre usare la nostra bussola che possa indirizzarci nel ragionamento.

 

Le due vie, la muratoria e l'alchemica, pur riferentisi a simboliche apparentemente dissimili, hanno in sé il medesimo scopo di condurre l'adepto alla propria trasmutazione e quindi al vero sapere e che l'Opera antecedente al Nero, l'Opera al Nero, al Bianco e al Rosso sono ben descritte nella cosmogonia espressa dalla Massoneria Azzurra.

 

 Rifacendosi alla nota Tavola di Smeraldo e in sintesi, la Grande Opera o Opera alchemica si basa sulla generazione di un non meglio identificato TELESMA, figlio del Sole e della Luna, che procedendo dalla Terra al Cielo e dal Cielo alla Terra riceve la forza delle cose superiori e delle cose inferiori: e da ciò si producono ammirevoli adattamenti. Come dicono poi, con maggior uso di termini, altri Filosofi, occorre favorire l'unione del Sole e della Luna. Da essi nascerà un figlio che possiede in sé lo spirito dell'uno e dell'altra (il REBIS); tale figlio dovrà morire, sopravvenendo il Caos, e dalle sue ceneri egli nascerà di nuovo in tutta la sua gloria.

O, come asserisce il Pontano, tutta l'Opera consiste nel cuocere con il fuoco filosofico; chi ha il fuoco conosce e possiede la materia su cui lavorare, la materia che occorre cuocere, purificare.

Pochi termini, tanta confusione nel cercare di comprendere cosa essi vogliano veramente significare!

Infatti nessun Filosofo ha mai detto chiaramente cosa sia la Materia Prima da utilizzare, cosa il Sole e la Luna dei filosofi, lo zolfo il sale e il mercurio, cosa siano Saturno e Oro, cosa siano realmente il fuoco che lava e l'acqua che brucia, cosa si voglia intendere con le uccisioni, le cotture, la coagulazione, la sublimazione e con tutti i termini utilizzati che spiegare o, meglio, rivelare le tecniche per ottenere l'oro filosofico.

 

Inoltre ogni Adepto ha sempre iniziato le sue delucidazioni partendo dall'Opera al Nero, anche se, per giungere a tanto, occorre la realizzazione di altri momenti importanti. Se é vero infatti che colui che conosce un elemento dell'Opera li conosce tutti, se è vero, come la maggior parte dei Filosofi asserisce, che se si possiede l'Athanor si possiede anche il Fuoco e il lievito per cuocervi il pane, allora deve necessariamente essere vero che sono mancanti le istruzioni che conducono a tale livello di comprensione da sapere cosa deve essere modificato e come si deve operare in ciò.

 

Si dovrà presupporre allora che la prima Opera debba essere guidata da qualcuno che sa e che le prime istruzioni debbano essere impartite da un adepto: e ciò peraltro rientrerebbe negli schemi iniziatici. Più di un Filosofo ha prospettato interventi extra-umani (un angelo che sveglia l'alchimista, la presenza di una divinità avvolta in un manto di stelle, etc.), invitando quindi il ricercatore a rivolgersi sempre alla Suprema Divinità prima di iniziare il lavoro nel proprio laboratorio.

 

Ma, in assenza di tali eccelsi interventi, sarà mai possibile al Libero Muratore destreggiarsi nei cunicoli del labirinto alchemico?

A tale quesito la Libera Muratoria risponde che, sì, é possibile! É possibile procedere dalle tenebre alla luce, dall'ignoranza al sapere, dalla profanità alla regalità sacerdotale. Tutta la simbolica massonica possiede il sigillo di questa certezza impresso sui suoi strumenti e nella sua ritualità.

 

Ma per meglio comprendere procediamo per gradi.

 

Nel Gabinetto di Riflessione é già compresa tutta l'Opera, dalla morte alla rinascita, dall'Opera al Nero all'Opera al Rosso. Il Testamento rappresenta la futura morte dell'Iniziando, morte che, in Alchimia, è la morte del REBIS, del drago, del serpente inchiodato alla croce, della fenice. Il gallo rappresenta il volatile, la pietra che va assumendo i colori che condurranno al bianco e al rosso. Il V.I.T.R.I.O.L. descrive poi tutta l'Opera: Visita le parti più profonde della terra (la pre-Opera al Nero) e rettificando (gli ammirevoli adattamenti della Tavola di Smeraldo - lo sgrossamento della pietra grezza - Opera al Nero) troverai la pietra filosofale (Opera al Bianco e al Rosso). La promessa inequivoca e sacra che il Libero Muratore troverà la Verità è contenuta nelle frasi: Se tu perseveri, tu sarai purificato (la pietra muratoria diventa cubica, Latona viene sbiancata dall'Azoto e dal Fuoco, i neri corvi partoriscono bianche colombe, Hiram resuscita); tu verrai fuor dell'abisso delle tenebre (dal nero più nero del nero), tu vedrai la luce (l'Opera solare é completa).

Durante l'iniziazione al primo grado vengono ripresi tutti i temi del Gabinetto di Riflessione.

I viaggi del neofita nel tempio sono le circolazioni del REBIS. Questo (il REBIS, il TELESMA) deve essere purificato andando verso il cielo e quindi verso la terra, così come fa il Neofita percorrendo il cammino da Occidente a Oriente e viceversa. Nel primo viaggio ci sono molti ostacoli e rumori, e ad essi succede la purificazione nell'Aria: é il REBIS che viene portato nel grembo del vento verso il cielo. La materia filosofale non é ancora ben nettata, ma già comincia ad assumere i primi colori. Nel secondo viaggio, con meno rumori ed ostacoli, la pietra muratoria viene sempre più sgrossata, la materia continua a schiarirsi e si giunge alla purificazione  nell'Acqua: il REBIS discende verso la terra, assumendo la forza delle cose superiori e di quelle inferiori e cambiando di conseguenza i suoi colori. Il terzo viaggio avviene nel silenzio e in assenza di ostacoli: la pietra muratoria é definitivamente sgrossata, il REBIS é purificato, ma ancora il tesoro non é visibile, occorre attendere per vedere la stella del mattino che annuncia la rinascita nello splendore. Ma prima di questo momento occorre che il Neofita realizzi la propria determinazione, raccolga tutto il proprio coraggio per subire l'ultima prova, quella del fuoco (il REBIS deve ultimare nel fuoco la sua cottura). Quindi, come dicevano antichi rituali, il Neofita riceve prima la mezza luce (la stella del mattino che annuncia l'Opera) e infine la piena luce dell'Oriente (la pietra muratoria è ormai cubica, la stella fiammeggiante é illuminata, la pietra filosofale assume la sua candida veste di splendore, l'Opera solare é completa.

 

Naturalmente quella dell'iniziazione é solo la rappresentazione allegorica del sacro evento ed occorreranno anni di duro lavoro per realizzarne la sostanza.

 

Procedendo nell'analisi del raffronto Alchimia-Massoneria veniamo al rituale del 1.'. grado. Qui vengono impartite le prime istruzioni necessarie per poter giungere all'Opera al Nero, quelle istruzioni che nessun Filosofo ha mai detto chiaramente ma che sono implicite nel disegno alchemico. Occorre necessariamente supporre che siano tali massoniche istruzioni a guidare il Libero Muratore nella vie delle modificazioni e della consapevolezza, perchè proprio ad esse succedono gli ulteriori insegnamenti dell'Opera al Nero.

Tacere e ascoltare, penetrare nel sacro mistero, lasciare che i simboli sacri parlino nel silenzio, vivere la forza statica che é rappresentata dalla colonna del "B", sono le acquisizioni che il Fratello Apprendista deve recepire in sé. La materia prima comincia così a strutturarsi. Nessuno conosce o dice cosa essa sia, ma l'analogia tra il percorso del Massone e quanto avviene nel microcosmo alchemico ci suggerisce che questo é il momento della prima opera sul Sole.

 

Il 2.'. grado vede l'introduzione del concetto di lavoro come strumento sacro (il mistero del grado di Compagno). La colonna del "J" é illuminata, la forza dinamica é attiva, il Compagno può ora parlare e, confrontandosi con i suoi Fratelli, comincia a capire, la luna produce il suo mestruo, il lavoro comincia a legare il frutto dei sole e della luna, il figlio (il REBIS) è in gestazione, la materia filosofale é quasi pronta.

 

Nel 3.'. grado il Maestro muore. É qui il nero più nero del nero, la morte del REBIS, í vapori acidi nell'Athanor, i corvi neri attorno al teschio, i Maestri che viaggiano qua e là attorno alla bara di Hiram. I corvi svolazzano sino a giungere al colmo dell'Athanor (il cielo della Tavola di Smeraldo - il viaggio dell'Aria) per poi tornare alla sua base (la terra - il viaggio dell'Acqua), il fuoco filosofico continua a bruciare (la prova del fuoco), quindi i cinque punti della maestria (la stella a cinque punte che annuncia il tesoro) provocano la rinascita. Hiram é risorto, la fenice é rinata, la pietra filosofale è stabilmente lucente di bianchezza, la luce dell'Oriente é piena. E questo sembrerebbe il coronamento dell'Opera.

 

Ma ci domandiamo: e l'Opera al Rosso, all'Oro (come dicono alcuni) non vengono trattate in Massoneria?

Sembra proprio che sia così!

D'altronde, se leggiamo gli scritti alchemici, anche in essi la Grande Opera termina con l'Opera al Bianco. Per l'Opera al Rosso non si fa nulla di diverso di quanto fatto con l'Opera al Bianco, il processo é uguale: la cottura, continuando, produce ogni miglioramento possibile. Nessuna nuova istruzione é quindi necessaria e chi raggiunge l'Opera al Bianco conosce tutto questo. Nessun ulteriore simbolismo é quindi necessario né in Alchimia né in Massoneria. I Filosofi peraltro descrivono le successivi fasi dell'Opera, ma non aggiungono niente di più di quanto é stato detto per l'Opera al Bianco. Infatti quando la fenice é rinata null'altro ha essa da fare se non seguire la sua intima natura che la condurrà ove nessun mortale é mai giunto.

 

In merito a tale concezione che tutte le operazioni alchemiche si riferiscono sostanzialmente all'Opera al Nero e al Bianco, possiamo anche riferirci al quel grande scrittore di cose alchemiche che é Dante Alighieri, iniziato ai misteri dei Fedeli d'Amore e di certa filiazione templare. Nella Divina Commedia. giunto al termine delle purificazioni del Purgatorio (la pulizia delle sette "P" segnate da un angelo sulla sua fronte), deve subire, come il Massone durante la prima iniziazione, la prova del fuoco. E tale fuoco é il fuoco filosofico: esso infatti, al pari di quello alchemico, non brucia ma lava. Dice Virgilio a proposito di esso: "se anche militarmi rimanessi nell'alveo di questo fuoco, non ti farebbe d'un sol capello calvo".

Dopo la purificazione nell'etterno foco Dante guadagna l'accesso al Paradiso Terrestre ove Virgilio, che rappresenta la Ragione, si separa da lui dicendo:"... libero, dritto e sano é il tuo arbitrio ... perch'io sovra te corono e mitrio". Ovvero Virgilio, la Ragione, diventa uno con Dante stesso conferendogli il potere regale e sacerdotale (la corona e la mitria): é la Luce del Libero Muratore, é la Pietra al Bianco, che succedono entrambi alla prova del fuoco.

 

Da qui Dante, ormai privo dei pesi che lo trattengono a terra, senza dover più in alcun modo operare, procede speditamente verso l'Empireo. In termini alchemici questa capacità di Dante di procedere verso il Primo Motore rappresenterebbe la capacità della Pietra di progredire da se sola sulla via del perfezionamento, senza ulteriori interventi operativi.

Con tali considerazioni viene così giustificato anche il concetto, mai completamente chiarito nei nostri Templi, dei "sette anni e più" del Maestro, in cui i sette anni raffigurano il compimento dell'Opera al Bianco e quel che eccede di anni, il più indica forse il perfezionamento ulteriore della pietra, l'Opera al Rosso, l'Opera all'Oro.