"A
Vele Spiegate Verso il Futuro. Una Certa Idea Per Costruire il Domani"
Allocuzione del Ven.mo Gran Maestro, Fr. Gustavo Raffi
Autorità presenti,
Signore e Signori,
Fratelli Carissimi,
Certamente questa, tra le mie allocuzioni, è la più difficile. Si tratta,
infatti, dell'ultima occasione che posso condividere con tutti voi da Gran
Maestro e vorrei, quindi, che il mio discorso potesse diffondere tutta
quella carica di ottimismo, di positività, di dinamismo, di apertura e di
trasparenza che spero di aver contribuito a consolidare all'interno della
nostra Istituzione durante gli anni di mia Gran Maestranza.
Vorrei, perciò, che questa mia ultima riflessione abbracciasse tutto ciò che
di buono è stato fatto, e lo riproponesse, almeno in sintesi. Ma un solo
discorso non riesce a contenere tutto e le sole parole non possono
trasmettere tutto ciò che vorrei. Per quello che sfugge alle parole, spero
parli la memoria dei fatti.
Non possiamo rassegnarci a vivere passivamente in una realtà storica che
richiede con forza il nostro apporto e il contributo che noi, e forse solo
noi, possiamo dare a questa Italia. Non possiamo condannarci a essere
complici di una logica di metallica superficialità, né essere attori
inconsapevoli gettati in un contesto in cui l'unico valore condiviso sembra
essere quello relativo allo spread fra btp e Bund, mentre crescono a
dismisura altre forme di spread, purtroppo ben più problematiche:
differenziali di cultura, di benessere, di accesso alla conoscenza.
Non possiamo condividere, con la nostra inerzia, una visione che escluda
completamente dall'orizzonte umano la dimensione che sfugge ai sensi, quella
che attiene alle nostre ricerche esoteriche; non possiamo condividere un
mondo che non sia concepito da un Grande Architetto secondo un ordine
prospettico e teleologico, un fine, un progetto di libertà e di felicità da
costruire.
I valori profondi che portiamo nel cuore, così come la concezione
dell'essere umano, kantianamente inteso come fine della storia e non suo
mero strumento, valori che ci ostiniamo a conservare nella mente, non ci
consentono di restare a guardare senza fare nulla. Ce lo chiedono la nostra
storia e il nostro passato. Il contributo che la Libera Muratoria è stata
capace di portare alla società italiana è, infatti, talmente radicato nella
storia migliore del nostro Paese che oggi è proprio quella nostra stessa
identità a imporci di non rimanere inerti.
I nostri valori devono essere chiari; la nostra testimonianza deve apparire
sempre altrettanto trasparente. Non è di nessuna utilità per il consesso
umano, e lo sarebbe ben poco persino per ciascuno di noi, se concepissimo la
vita massonica come racchiusa in circuiti autoreferenziali, che parlano solo
a se stessi.
Il mondo sta cambiando ad una velocità pochi anni or sono del tutto
inimmaginabile. Questo mondo "liquido", per usare il termine coniato da
Zigmunt Baumann, sta trasformando radicalmente tutte le strutture "rigide"
che il mare del passato ha depositato sui lidi del presente. Basterà volgere
lo sguardo dentro quelle mura che separano l'Italia dal Vaticano per capire
che qualcosa sta cambiando. Osserviamo con attenzione e rispetto come questo
Papa stia accelerando i tempi di cambiamento epocale entro l'orizzonte di
strutture tradizionalmente restie ad accogliere i fermenti di innovazione. E
di riflesso il suo influsso si riverbera ben oltre i confini delle
sagrestie.
Ma tocca anche a noi! Tocca a noi fare la traversata di questa realtà
liquida. Tocca anche a noi fare i conti con la mutevole contemporaneità. Con
la pretesa, mai tradita, di essere sempre contemporanei della posterità.
Saremo in grado di traghettare attraverso questa era liquida il lavoro delle
nostre officine? Un'arte, ma anche una visione del mondo che la Libera
Muratoria ha affidato a ciascuno di noi. C'è da essere ottimisti. Molto
ottimisti! Ottimisti perché il futuro dell'uomo è prima di tutto costruito
dalle mani dell'uomo. L'edificio del nostro futuro sarà quello che noi,
Muratori, avremo costruito nella nostra libertà, pietra su pietra. E
possiamo forse mancare di fiducia in noi stessi? Possiamo forse non
concederci la speranza? L'unico tempo che davvero ci appartiene è, infatti,
il futuro: lo scriveva Giordano Bruno e quella verità non è stata fermata
dalle carceri di Castel Sant'Angelo. Perché il pensiero è un'aquila nel
vento. Quindi, possiamo fare una cosa, e una soltanto. Smettere di
lamentarci delle difficoltà, smettere di guardare con rabbia agli ostacoli
che ci sono davanti, smettere di dubitare di noi stessi. Ciò che ci chiama a
fare la nostra identità di italiani e di Liberi Muratori è spiegare le vele
e navigare con fiducia verso il futuro, qualunque cosa esso ci riservi.
Quindici anni sono passati; quindici anni di difficoltà, nelle quali abbiamo
cercato di scardinare un modo di concepire la Libera Muratoria vecchio, non
perché antico e tradizionale, ma perché completamente sfuggito alla resa dei
conti della storia. Una Massoneria incapace di essere Agenzia etica,
inadatta a cogliere i fermenti provenienti dalla società civile, inadeguata
e priva di mezzi concettuali per misurarsi con i giovani e le loro istanze,
appariva come una superfetazione destinata ad una decadenza inarrestabile.
Quasi si trattasse di una bella mummia egizia, probabilmente molto esotica e
forse anche esoterica, ma sostanzialmente incapace di aprirsi al futuro. La
storia della Massoneria, invece, si fonda sulla capacità di promuovere
ricerca, innanzitutto ricerca interiore, spirituale, sapienziale, di
misurarsi con le temperie più dure alla luce di una riflessione continua sui
contenuti. Poi, non sta a noi dare risposte univoche o surrogare il compito
dei partiti o dell'associazionismo politico o delle chiese; noi abbiamo un
compito altro, del tutto differente e particolare, quello di promuovere il
dialogo e lo spirito critico, di difendere e diffondere un modello di
società libera ed aperta, capace di passare oltre il velo di Maya,
all'insegna del rifiuto del conformismo, anche e soprattutto quello mentale.
Dire che sono stati anni di riscoperto orgoglio massonico parrà forse
eccessivo, ma certamente noi abbiamo voluto dare a migliaia di nostri
fratelli il senso pieno di un'appartenenza della quale si può pubblicamente
andare fieri, rigettando in tutti i modi l'immagine meschina di una
confraternita dedita a maneggiar metalli, fatta di piccoli uomini,
indaffarati in piccoli affari, scarto di altre formazioni sociali. La Libera
Muratoria, invero, non è una camera di compensazione e una consorteria, ma
un Tempio reale e ideale dove Uomini liberi, attraverso il dialogo vanno
alla ricerca di verità condivise. La strada è stata certamente lunga e
costellata di difficoltà, di resistenze e di errori. Ma chi non fa, non
falla! Se non avessimo cercato di aprire finestre e porte, tenute chiuse da
anni, di togliere ragnatele e aprire catene e catenacci, oggi non solo
saremmo quattro gatti spelacchiati, ma avremmo conservato o peggio attratto
solo una retroguardia civile e morale del nostro Paese, mentre al contrario
nuove leve di giovani o addirittura di giovanissimi, cercano nei Templi
massonici una palestra di libero confronto, di libera analisi e discussione.
Cercano e -si spera trovino- un contesto più stimolante e ricco di quel che
il Paese normalmente propone.
E' stata la primavera della Massoneria? Saranno gli storici a tirare le
somme del nostro presente e del nostro passato recente. Sicuramente noi non
siamo stati con le mani in mano, non abbiamo ripetuto moduli antichi, non ci
siamo accontentati. Un'istituzione prima considerata come indegna di
cittadinanza, della quale si diffidava e dalla quale ci si teneva a debita
distanza, è, senza tema di smentite, entrata tra le realtà più vive,
trasparenti, attive della nostra Italia. La storia del pensiero e delle
istituzioni libero muratorie è così divenuta nuovamente argomento serio di
dibattito accademico; nelle università si organizzano seminari e convegni su
temi massonici e i libri su questi argomenti costellano i cataloghi di
editori oltremodo prestigiosi, ed il pensiero massonico non pascola più solo
tra i bollettini di parrocchiette esoteriche o nei tipi di varia
pubblicistica di livello scadente. Le più importanti Autorità delle
istituzioni nazionali, i rappresentanti stessi dello Stato Italiano, le più
alte cariche del Parlamento e della Comunità Europea ci hanno onorato della
loro considerazione, invitandoci a partecipare a meeting di rilevanza
internazionale. Se è pur vero che per alcuni di noi, sempre meno per
fortuna, una medaglia o un paludamento valgono di più di ciò, noi abbiamo
voltato pagina e abbiamo rimesso l'accento su altri contenuti e quindi su
ben altre priorità, aprendo la via ad ulteriori, nuovi e insperati,
interlocutori. Il cammino è stato lungo e certamente resta l'amaro per le
tante cose che si sarebbero dovute e potute realizzare, ma ci consola il
fatto che il nuovo assetto dato alla vita della Libera Muratoria italiana
consolida un'immagine rinnovata, una realtà trasparente e capace di essere
protagonista della vita civile, come circuito che non teme il dialogo e il
confronto, come strumento di civiltà e di difesa dei valori più importanti
presenti nella nostra Carta Costituzionale e nella Dichiarazione dei Diritti
dell'Uomo. Questo passaggio, per nulla scontato, ha aperto delle prospettive
di enorme responsabilità. Essere un'Agenzia etica, un luogo di riferimento
morale, carica il Grande Oriente d'Italia di responsabilità alle quali era
stato abituato solo nei periodi eroici della formazione del nostro Stato
nazionale. Siamo ritornati così a tempi gloriosi e, paradossalmente, per
innovare, abbiamo dovuto riprendere in mano le abitudini della tradizione,
quella più sana e prestigiosa. Vedete: tradizione e innovazione sono sovente
solo parole; a volte, per innovare si mantiene quel che già c'era, come
insegna la filosofia gattopardesca; al contrario, noi abbiamo inteso
riferirci al passato migliore, a fasti reali, e ci siamo lanciati nel
vortice della modernità. In futuro si trarranno le dovute conclusioni, ma
certamente chi arriva -e rivolgo il mio affettuoso pensiero al Gran Maestro
che mi succede, il caro Fr. Stefano Bisi- oggi trova un contesto sano e un
corpo sociale ampio e variegato, senza dubbio più capace, almeno in un suo
nucleo portante, di affrontare le sfide che abbiamo intrapreso ed alle quali
non ci si potrà più sottrarre. Sfide -lo ribadiamo- tutte radicate nella
dimensione etica, dell'impegno e della testimonianza civile. Abbiamo saputo
aprire le porte del Tempio alla ricchezza dei contenuti e della
responsabilità etica, e ci siamo ritrovati non più soli, anche se il nostro
lavoro è solo all'inizio e ben altri scalini dovremo salire per consolidare
quanto ottenuto. Ma la direzione è ben chiara: laicità, trasparenza,
solidarietà, spiritualità, libertà di pensiero e di ricerca.
Mi si permetta di ritornare ancora una volta su di un tema che è stato tanto
agitato da chi vi parla, a più riprese ed in più occasioni; se noi ci
preoccupiamo tanto della scuola e della ricerca, del patrimonio culturale,
dei beni culturali insomma, quelli materiali ma anche quelli immateriali,
dei quali si parla purtroppo molto poco, è perché noi vogliamo vedere una
Italia lanciata in una prospettiva di crescita duratura, in cui lo sviluppo
economico non coincida con la ricchezza ineguale, quella di pochi sui molti,
con un addormentamento collettivo, fatto di mortificazione spirituale,
anticamera di una fabbrica di sudditi rassegnati al declino, non in grado di
esercitare una capacità critica e autocritica. Una sana prospettiva si
fonda, invece, su una sapiente costruzione valoriale, che faccia riscoprire
il cittadino che è in ognuno di noi e al contempo faccia maturare la Nazione
e con essa l'identità europea. Sebbene la Libera Muratoria del Grande
Oriente d'Italia sia un'istituzione maschile, non possiamo non prendere atto
dello sconcertante fenomeno che vede ogni giorno aumentare a dismisura la
violenza sulle donne ed al contempo abbiamo il dovere, proprio perché
uomini, di sottolineare come l'azione di prevenzione, di educazione, di
maturazione debba essere fatta soprattutto sui maschi, in particolare quelli
educati in un gallismo latino occidentale, che si ritiene autorizzato ad
esercitare i suoi diritti di supremazia, talora sino alla morte: fenomeno
ancora più inquietante che ha radici profonde, più estese e cruente nel
fondamentalismo terzomondista. La nostra idea di Massoneria è anche questa;
una comunità educante, che guarda ai problemi reali e che considera una
marca di esoterismo ripensare in modo formativo al ruolo e alla centralità
del femminile, al fine di salvaguardare dignità e legalità di fronte al
crescere di fenomeni barbarici ai quali noi ci opponiamo. Come vedete,
radicati in moduli apparentemente antichi, ancorati ad una tradizione che
ormai avanza verso i tre secoli di esistenza, i Liberi Muratori hanno ancora
la loro da dire, perché hanno riscoperto il senso di un antico che sa
divenire di volta in volta un nuovo colore del futuro. L'albero della nostra
tradizione ha di certo radici molto solide, piantate nella terra di un
passato che spero di aver contribuito a rendere conosciuto ai più durante
questi anni di mia Gran Maestranza. Il tronco della nostra avventura
massonica si irradia nel presente, qui, vivo anche ora in tutti noi che
siamo uniti da un vincolo ideale di fratellanza. In un certo senso se io ora
lascio il tronco, lo faccio per tornare alle radici. Ma starà a voi, anzi, a
tutti noi insieme, far sì che questo albero si sappia proiettare con le sue
più giovani fronde nel cielo del futuro, e sappia anche lì fare spazio a
nuova luce e portare copiosi frutti ad una società che ha ansia di verità e
di prospettive più serene.
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