Nella nuova enciclica Humanum Genus; Leone XIII prende posizione apertamente contro la massoneria presentandola come l'ispiratrice dell'anticlericalismo e della lotta contro il cristianesimo. Scalabrini esponendo ai fedeli il contenuto della lettera pontificia, sottolinea la pericolosità della setta osservando che essa si qualifica come una istituzione che promuove il progresso, l'amore alla patria, la libertà, l'uguaglianza e la solidarietà fra i cittadini; di fatto è un'associazione diabolica.
Un antidoto efficace contro la sua azione deleteria è individuato dal papa nell'appartenenza al Terz'Ordine Francescano perché impegna gli iscritti in una vita veramente cristiana. La proposta potrebbe sembrare semplicistica, ma la storia dimostra l'importanza di una istituzione nel risanamento della società italiana del secolo decimo terzo, non molto migliore di quella attuale anche se non minacciata dalla massoneria che, partendo dai centri cittadini, cerca di penetrare nelle campagne.
Il discorso di Scalabrini si allarga però anche alle altre forme di associazionismo cattolico come la S. Vincenzo, la Compagnia delle Dame della Carità e la Società Operaia Cattolica che non si ferma al mutuo soccorso, ma si preoccupa di dare una formazione cristiana ai propri membri. Il Vescovo esorta i genitori a iscrivere a queste associazioni i figli che sono impegnati nel lavoro.
Nella sua parola non manca il richiamo al catechismo come elemento fondamentale di un'educazione veramente cristiana; gli insegnanti laici della dottrina scolastica sono chiamati apostoli della chiesa e primi benefattori dell'umanità.
Il clero si opponga alla massoneria almeno con lo stesso impegno con cui la setta combatte la religione


 

Spettacolo veramente sublime, Venerabili Fratelli e Figliuoli Carissimi, ci sta oggi dinanzi: la lotta di Leone XIII contro l'idra infernale della rivoluzione.

Egli, vecchio, debole, inerme, privo di tutto, in mezzo al fremere di tanti e così fieri persecutori, non ha dei potenti della terra chi lo difenda, chi lo aiuti; eppure è là invincibile sempre.

Mirate se gli dan tregua i suoi nemici un istante! Gli uni ad assalirlo di fronte, gli altri ad insidiarlo di nascosto; chi lo guerreggia coll'astuzia, chi lo assorda colle minaccie; questi lo deridono, queglino lo bestemmiano, tutti lo combattono, gridandogli ad ogni ora: non vogliamo saperne di costui: nolumus hunc regnare super nos! Eppure che vediam noi? Egli regna, e sereno e tranquillo siede sulla Cattedra infallibile di Pietro; regna, e accoglie dai più remoti paesi continuamente gli omaggi teneri e affettuosi del vecchio e del giovane, del ricco e del povero, del dotto e dell'ignorante, del sacerdote e del laico; regna, e i suoi dolori come le sue gioie, sono le gioie e i dolori dell'intiero universo; regna, e il suo trono è circondato dal più vivo splendore, e il suo nome è benedetto da tutti i popoli ed ammirato da quanti sanno ancora ammirare ciò che è grande; regna, e, forte della fortezza di Dio, sfolgora l'iniquità trionfante, smaschera l'ipocrisia, condanna l'errore, proclama la verità, difende la giustizia, ammaestra le genti; regna, e la sua voce risuona da un capo all'altro della terra, e in quella che rianima i buoni, getta lo sgomento nel cuor de' malvagi. Sì, Egli regna, l'augusto Pontefice, regna e trionfa. Non la rivoluzione impaurisce Leone XIII, ma è Leone XIII che impaurisce la rivoluzione.

Qui, voi lo vedete, vi è rovescio delle leggi di natura, vi è prodigio. Le leggi di natura procedono altrimenti. Vogliono queste che l'inerme ceda all'armato, il debole al forte, e l'uno sia la vittima dei molti. Qui avviene invece l'opposto.

Questo fatto, o Dilettissimi, che si rinnova da ormai venti secoli nella Chiesa di Gesù Cristo, che cosa prova egli? Prova, anche da solo, che il Papato è da Dio, e che Dio parla ed opera nel Papato.

Anche oggi, nella persona di Leone XIII, continua il Papato a diffondere ovunque torrenti di luce e a richiamare la società sulle vie del vero incivilimento. Anche oggi, per bocca di Leone XIII, ne addita la via che dobbiamo tenere per non ismarrirci, e i nemici dai quali dobbiamo guardarci per non cader negli agguati.

La Framassoneria! ecco il nemico formidabile che Leone XIII denunziava testé all'universo orbe, coll'Enciclica nobilissima, stupenda, cui ora vi comunichiamo.

Dilettissimi, è Dio che ci parla pel suo Vicario, ascoltiamolo. Non c'è via di mezzo, vien Egli a dirci, o cessare d'esser cattolici, o fuggire e detestare la Framassoneria.

Che cosa sia questa setta infernale, onde abbia origine, a quale scopo miri, quali mezzi ponga in opera, quali dottrine professi, da quale spirito sia mossa, di quali e quante rovine sia cagione, come si debba da noi tutti contrastarle il terreno, è ciò che brevemente, quanto luminosamente, vien dimostrato dal sapientissimo documento Pontificio; ond'è che Noi, con tutta l'intensità dell'affetto che Ci anima pel vostro bene, vi scongiuriamo, o Dilettissimi, a leggerlo non solo, ma a ponderarlo attentamente, a largamente diffonderlo, e a far sì che da altri molti sia ponderato e diffuso.

Sopra il medesimo, ove il tempo e le forze Ce lo consentano, ritorneremo. Quello che intanto Ci preme di dirvi si è, che stiate bene all'erta, imperocchè è in tutta la potenza, in tutta la seduzione del male, direbbe  l'Apostolo, che la Massoneria si presenta oggi ai figli del secolo XIX: in omni virtute.... et in omni seductione iniquitatis (2 Thess. II, 9, 10).

Sì, essa è potente, o Dilettissimi; essa anima e ispira gran parte degli stati moderni, detta leggi ne' parlamenti, parla a focosa gioventù dalle cattedre e ne' circoli, s'insinua nelle scuole, domina sovrana in una sterminata moltitudine d'associazioni, ha nella stampa un apostolato vivo, ardente, operoso, audace, diffuso, efficacissimo.

Essa poi, la Massoneria, non solo è potente, ma potentemente seduttrice; anzi nella seduzione della iniquità sta la maggiore sua forza conquistatrice: in omni seductione iniquitatis. Accarezzare, accendere, ribenedire tutte le vecchie passioni, a lei non basta; per sedurre le anime più facilmente, che fa ella? si trasfigura in angelo di luce, si vanta apportatrice di un'era novella, e, gettando sul passato, come dire su Cristo, sulla Chiesa, sul Sacerdozio, sopra ogni parte della cristiana religione e coltura, a larghe mani la calunnia, la bestemmia, il disprezzo, grida ai popoli: cotesti tempi di superstizione e di barbarie passarono; ecco, io rinnovo ogni cosa: vetera transierunt, ecce nova facio omnia! Amate voi la luce? io sono la luce; amate voi la civiltà? io sono la civiltà; amate voi il progresso? io sono il progresso; amate voi la patria? io sono la patria; io farò sorgere come per incanto cieli nuovi e terra nuova: messo in comune persone, volontà, forze, diritti, beni, ogni cosa. L'umanità divenuta una famiglia, sarà legge, governo, provvidenza a sè stessa. Che più? Doveri e rimorsi, delitti e pene, ambizioni e cupidigie, gelosie e discordie, carestie e guerre, beni e povertà, prepotenze e umiliazioni, speranze e timori, sollecitudini e angosce, fame e sete, dolori e lacrime fuggiranno per sempre dalla terra. In una pace soavissima, in una gioia perpetua, in una spensieratezza sicura, in una beata abbondanza, gli uomini sentiranno che il regno della libertà, dell'uguaglianza, della fraternità, della grandezza, della felicità, vagheggiato, salutato da lungi dai padri nostri, è finalmente venuto.....

Dilettissimi! non vi pare di udir satana, che, trasfiguratosi appunto in angelo di luce, dice ai nostri progenitori: voi sarete come Dei; eritis sicut Dii?

Ma satana oggi, come ieri, come sempre, è il padre della menzogna. Sulle porte del regno suo la Massoneria ha scritto: libertà, uguaglianza, fraternità, grandezza, felicità? E Noi, con Leone XIII, con l'esercito immenso di tutti coloro che non vogliono ingannare, né ingannarsi, vi leggiamo scritto invece: schiavitù, ingiustizia, odio, avvilimento, miseria. E se diciam vero l'effetto nol nasconde.

Ben a ragione adunque contro la setta Massonica leva potente la sua voce il Maestro universale e ne rivela i tradimenti segreti, e le stampa in fronte incancellabile il marchio di Caino, e la condanna di nuovo all'esecrazione dei popoli. Quanti nutrono in petto sincero amore per la religione e per la patria debbono altamente sapergliene grado, debbono anzitutto mettere in pratica i mezzi ch'Egli ne suggerisce per atterrare il gran mostro. E quali sono questi mezzi?

La diffusione in primo luogo del Terz'Ordine Francescano. Il mondo sorriderà senza dubbio e accoglierà con un senso di compassione il grande pensiero del Vicario di Gesù Cristo. Ciò non deve far meraviglia, diremo con altri. Son ben mille ottocento e più anni che la follia della croce combatte la sapienza del mondo e che alle pompose ciarle di questa, la Chiesa oppone inflessibile la verità del Vangelo.

La Chiesa ricordò sempre e ricorda tuttora alle umane generazioni le parole del Profeta: Guardatevi da coloro che accarezzano le vostre passioni e intendono per tal guisa di farvi felici; essi vi seducono, e la vostra ruina sarà il frutto della loro seduzione: et erunt, qui beatificant populum istum, seducentes; et qui beatificantur, præcipitati (Is. IX, 16).

A chi ha dato ragione la storia di tante generazioni? La sapienza del mondo si travaglia oggi più che mai a sciogliere ardue questioni sociali e le inviluppa e le arruffa ogni dì più. La soluzione delle tanto famose questioni l'ha data il Vangelo da ben diciannove secoli. A puntellare la società oggi sorgono innumerevoli le filantropiche istituzioni, e la società sempre più si avvicina al suo disfacimento. La Chiesa invece fece mai sempre toccar con mano e mostra oggi ancora, che fuori delle sue istituzioni non potrà mai recarsi un rimedio efficace alla radice dei mali che si deplorano.

Osservare i comandamenti di Dio e della Chiesa, mantenere la carità e la pace coi proprii simili, mettere un freno alla concupiscenza della carne colla mortificazione cristiana, amare la Chiesa, professarne le dottrine e le pratiche senza umani riguardi, largire del proprio a sollievo de' poverelli, seguire Gesù Cristo coraggiosamente nella sua umiltà, nella sua annegazione, ne' suoi precetti e ne' suoi insegnamenti, vivere insomma la vita cristiana, ecco la regola del Terz'Ordine, ed ecco la forza ristoratrice della società, ecco ciò per cui le umane generazioni potranno assicurarsi un avvenire di vera tranquillità, di vera prosperità, di vera gloria. Non è forse la società nelle stesse distrette che la facevano gemere e sospirare nel secolo decimoterzo? Non sono forse l'egoismo, l'orgoglio, il lusso, l'avidità dei piaceri e delle ricchezze, la ribellione all'autorità, lo scompiglio di ogni ordine i funestissimi mali che la dilaniano e che minacciano di trarla ad un'estrema rovina? E perché, se la società respirò allora da' mali suoi, se rimarginò le sue piaghe, se rialzossi dalla sua abbiezione per opera specialmente del Terz'Ordine Francescano, perché adesso dall'opera della stessa mano e dallo stesso spirito che la dirige non si dovranno attendere gli stessi risultati? Perché il Terz'Ordine non potrà adesso al bene della cristiana famiglia ciò che ha potuto in tempi forse più fieri e più rotti de' nostri? Suvvia adunque, o Dilettissimi, ciascuno di voi si affretti a secondare l'invito del S. Padre col dare il proprio nome a questa santa milizia. Abbiamo di fronte la milizia di satana, la Massoneria, che dalle città tenta di propagarsi nelle borgate e nelle campagne. Nelle borgate adunque e nelle campagne si risvegli lo spirito di Gesù Cristo a cui mira il Terz'Ordine e non andrà molto se ne coglieranno ubertosissimi frutti.

Ma poiché il Massonismo, come udiste, si maschera bene spesso sotto mentite spoglie di beneficenza, altro mezzo opportunissimo per resistergli, additatoci dal S. Padre, si è, il favorire quelle istituzioni, le quali prendono il nome da quel grande Eroe del cristianesimo, vero miracolo di carità evangelica, che fu S. Vincenzo de' Paoli. Istituzioni sono queste nobilissime, come quelle che mirano al vantaggio spirituale proprio ed altrui, mediante appunto l'esercizio della carità spirituale e temporale di ogni maniera, e però, oh quanto sono elleno temute dai tristi! quanto sono degne della stima, dell'affetto e dell'appoggio di tutti i buoni! Chi non sa il bene grandissimo che anche nella città nostra operano continuamente istituzioni siffatte, la Società, vogliamo dire, di S. Vincenzo de' Paoli e la Compagnia delle Dame di carità? Così aumentassero l'una e l'altra di numero, come ben presto aumenterebbero tra di noi la fede, il buon costume, l'ordine, la tranquillità e la pace!

Egli è poi segnatamente tra gli artisti e gli operai che la Framassoneria cerca di fare proseliti, ed ahi, quanti arriva a sedurne! Se pertanto vero amore dei fratelli, o Dilettissimi, ci scalda il cuore, agli artisti ed agli operai rivolgiamo la nostra attenzione e le nostre premure. Uniamoli in fratellevoli Associazioni, ponendole all'ombra e sotto il benevolo influsso della Chiesa.

Erano un tempo floridissime tali Associazioni nella nostra città e ne formavano il benessere, il decoro, la gloria. Alcune, superate con lode e merito non comune le difficoltà de' tempi, le vediamo, con viva soddisfazione dell'animo Nostro, sussistere ancora, animate dallo spirito dell'antica pietà e fedeli sempre alle pratiche di religione. Tali, fra le altre, la Congregazione degli Artisti e quell'altra così detta de' Mercanti. Anche queste però hanno mestieri di venir rafforzate con novelli ascritti, e voi di rafforzarle studiatevi.

Abbiamo inoltre la Società operaia cattolica, sorta da poco tempo, ma già assai numerosa. Questa Società che, oltre al mutuo soccorso, ha per iscopo di formare i membri che la compongono ad uno spirito franco e coraggioso nel professare e praticare pubblicamente la Religione nostra santissima, di professare incrollabile devozione all'autorità del Romano Pontefice, rispetto ed obbedienza alle legittime autorità ecclesiastiche, civili e politiche, e di adoperarsi energicamente a promuovere il benessere e la moralità di quanti ne fanno parte, risponde ottimamente alle viste del S. Padre, e Noi vorremmo vederla sorgere almeno in ogni parrocchia principale della Diocesi.

Certo è cosa di ineffabile consolazione in questi giorni, in cui dappertutto s'impiantano società non pure senza spirito religioso, ma di spirito decisamente irreligioso, vedere buon numero di operai obbligarsi a santificare le feste, a star lontano dagli spettacoli, ne' quali si offendano la religione, la morale e i ministri della Chiesa, ad astenersi dalla vendita, compera e lettura di libri e giornali cattivi. E quel mirarli, insieme riuniti, ora far corteggio divoto a Gesù in Sacramento quando con pompa solenne viene portato per le nostre contrade, ora prostrarsi appiè degli altari ed accostarsi all'Eucaristica Mensa, sempre pronti ad ogni dimostrazione di sentire cattolico, è tal cosa che per poco Ci fa dimenticare la nequizia de' tempi in cui siamo pur troppo caduti.

Risultati sì consolanti debbono svegliare lo zelo e l’attività de' buoni, e specialmente dei Parrochi, ed impegnarli a far sì che dappertutto abbiano a verificarsi, ad eccitamento de' tiepidi, a confusione de' tristi, ad edificazione di tutti. Grazie a Dio non mancano fra noi ottimi artisti, padri di famiglia, capi di officine e di negozii, per fede, per costume e per cristiano fervore esemplari. Ebbene, di tutti costoro, o Dilettissimi, formiamo, come una sacra falange da contrapporre, come desidera il Papa, alla Framassoneria. I genitori, che hanno figli applicati a qualche mestiere, che bramano premunirli contro le arti settarie, che li vogliono docili e affezionati alla famiglia, contenti e felici anche su questa terra, li esortino a dare per tempo a cotesta Società operaia cattolica il loro nome. I benestanti poi e tutti quelli che hanno dipendenti, nelle varie necessità della vita si valgano, a preferenza di altri, della persona, dell'opera e de' negozi di coloro che di tale Società fanno parte. Così anch'eglino concorreranno al suo maggiore incremento e quindi all'incremento del bene.

Il quarto mezzo da ultimo, che vuole raccomandato il S. Padre si è, la istruzione religiosa dell'infanzia e della gioventù. Oh qui sì, che Noi vorremmo avere un petto di bronzo, per farci udire in ogni angolo della Diocesi, da tutti. A che mai gioverebbero le amorevoli sollecitudini della Chiesa senza la religiosa istruzione de' figli? Padri e madri, è a voi specialmente che incombe siffatto gravissimo dovere e guai, guai a voi qualora lo trascuraste! Se fin da fanciulli i vostri figli non verranno informati ai principii della fede, ne piglieranno possesso le massime corrotte del secolo, e allora? Chi può dirne, mio Dio, le terribili conseguenze?

Vi ricorda, o genitori, che essi, i figli vostri, non hanno soltanto diritto ad esser nutriti e poi difesi dai pericoli e guidati nei primi passi della vita, ma hanno sopratutto diritto di essere allevati nell'amore del vero e del bene, guidati verso il loro ultimo fine, istruiti per sapere dove debbano trovare il conforto nei dolori e la pace durante la loro peregrinazione. Voi li tradite, scelleratamente li tradite, se, mentre li aiutate in tutto il resto, li lasciate al buio nelle cose dell'anima, digiuni del pane dell'istruzione religiosa, e però fiacchi e codardi nelle battaglie della vita, esposti a mille inganni, sedotti da ridenti menzogne, straziati sempre dal dubbio, rimpiccioliti dall'orgoglio, chiusi in sè stessi dall'egoismo. Che importa che a questi figliuoli voi diate le ricchezze, se con le ricchezze saranno infelici? Che giova che loro diate l'istruzione delle scienze umane, che loro apriate la via per mezzo della coltura al sostentamento della vita materiale e ai guadagni, se la vita materiale per loro sarà una tempesta, un gravame, una catena di vizii ignominiosa?

Catechismo pertanto, non cesseremo di gridare, Catechismo. E' questo il più urgente bisogno, la suprema necessità dei tempi nostri. Nel Catechismo allevate, o genitori, i vostri figli, mandateli con viva premura al Catechismo. Una volta anche sola ch'egli vi mancassero per colpa vostra, dovreste tremarne. Né solamente mandateli, ma interessatevi di sapere come vi si comportano. Vegliate voi stessi i loro passi, allettateli con qualche premio a sapervi ripetere della cristiana dottrina ciò che hanno imparato. Non basta. Cercate di promuovere, di favorite[favorire] tutto ciò che mira a far prosperare quest'opera eminentemente santa del Catechismo. E qui non taceremo una parola di encomio alla benemerita Associazione cattolica promotrice delle buone opere, che di tutte le opere veramente buone, ma di questa segnatamente del Catechismo, è come il centro, l'anima, la vita. A questa Società pertanto, aggregatevi voi, o genitori, e venitele, più largamente che vi è dato, in aiuto. Non risparmiate insomma fatica, non sacrifizi, pur di assicurare ai vostri figli un'educazione veramente cristiana. Sempre vi stia fisso nella mente ciò che la sapienza di Dio ci assicura e l'esperienza mostra tuttodì, che il fanciullo preso che abbia una strada non se ne allontanerà, nemmen quando sarà invecchiato (Prov. XXII, 6).

Questo valga anche per voi, o maestri e maestre del Catechismo. Quante volte, se vi viene veduta una canizie senza saviezza, deturpata da iniquità, fredda, calcolata, schifosa, abbominevole, è appunto perché l'uomo ne' primi anni della vita non ebbe chi lo addottrinasse ne' principii della fede?

Il pargoletto adunque che vi sta a' piedi e che ascolta dal vostro labbro la parola del Signore, sarà un tristo od un uomo dabbene, secondoché voi arriverete o no ad informare a virtù il suo cuore con la dottrina che gli discorrete. Deh, quanta amorosa cura deve porvi in cuore questo pensiero!

Noi li amiamo teneramente, e chi non li amerebbe questi pargoli del Signore, che portano sulla fronte ingenua l'impronta del candore, nello sguardo l'affetto, che hanno la parola senza inganno, e che vi domandano che loro insegnate la strada del Paradiso? Oh, quelle anime vergini che respirano per entro que' corpicciuoli immacolati puonno esser da voi salve dalla umana contaminazione! Il seme della cristiana dottrina che gettate in que' piccioli cuori che si aprono appena ai primi affetti, in quelle tenerelle menti che ricevono le prime idee abbiate per fermo che tosto o tardi porterà frutto di saviezza. Voi compiendo con intelligenza, con fede, con carità fervida questo magistero santo, nobile, divino del Catechismo, siete apostoli della Chiesa, i primi benefattori dell'umanità, perpetuate di mezzo all'umana famiglia la virtù, perché le date figli virtuosi che saranno padri dabbene, i quali alla lor volta educheranno anch' essi saggiamente la loro prole. La bottega, il foro, il tempio, l'aula del grande e l'abituro del povero se daranno odore di onestà, di giustizia, di santità, se ne dovrà a voi la prima obbligazione, poiché il principio del loro ammaestramento l'ebbero da voi. In questa tristizia de' tempi è poi in poter vostro non solo edificare la Chiesa di Gesù Cristo, ma salvare la società da estremi danni, de' quali una congrega di malvagi più che mai la minaccia, ed un eloquente scrittore, non uomo di Chiesa, non clericale, ebbe già a dire con molta verità: Non esservi altra speranza di salute che nel Catechismo e nella scuola parrocchiale del villaggio (Thiers).

Il Nostro discorso però si volge particolarmente e con più di calore a voi, Dilettissimi Nostri Cooperatori nella salvezza delle anime. Non mai, come sapete, voi assomigliate tanto al Maestro de' maestri Gesù Cristo, quanto allorché siete circondati da una turba di fanciulli e di fanciulle, di poveri e d'ignoranti, i quali attendono da voi il nutrimento vitale dello spirito.

L'esempio in proposito de' Santi più insigni della Chiesa, abbiatelo sempre sott'occhio. Essi, tra le svariate opere del sacro Ministero, niuna n'ebbero tanto a cuore quanto questa, né a voi fa d'uopo indicarne i motivi. Istruite adunque, Venerabili Fratelli, istruite, istruite sempre i figliuoli che la Chiesa vi ha affidati; istruiteli con affettuosa pazienza, con ardore pari almeno all'attività che usano i framassoni per allontanarli dalle verità della fede. Istruiteli (e qui ponete ben mente) per farne de' veri credenti, degli uomini virtuosi, poiché a nulla di bene tornerebbe un suono di labbro vanitoso e sterile, se quella parola non la convertiste in un sentimento, se quella dottrina rimanesse staccata dalla vita, e non ne faceste coscienza. Istruiteli, a dir breve, con fede e con amore. Le istruzioni vostre allora non solo illumineranno le loro menti, ma farà ad essi quello stesso bene che fa ai campi il sole, il quale li riscalda, li ravviva e feconda. Però non vi dovete tener paghi d'istruirli soltanto in qualche ora de' giorni festivi, ma insistere nell'istruzione sempre, in tutti i giorni e per diversi modi. Ogni occasione che si presenti dev'essere a voi buona per ammaestrare.

Non vi stancate poi di levar alto la voce e di ammonire opportunamente genitori e figli intorno alla rea natura della Framassoneria, anco perché imparino a conoscere le varie e subdole arti solite usarsi dai fautori di essa per arreticare i semplici, e sappiano guardarsene. A questo proposito, secondando le intenzioni del S. Padre, caldamente raccomandiamo quanto segue:

 

1. Nell'augusta cerimonia della prima Comunione de' fanciulli, immediatamente dopo la recita del Credo e la rinnovazione delle promesse battesimali, come pure in occasione di altre particolari loro feste, si faccia loro promettere, per quanto ne saranno capaci compatibilmente all'età, che mai non si ascriveranno a società veruna senza una espressa permissione del parroco o del proprio confessore.

2. Ogni anno, durante il tempo Pasquale, si richiami l'attenzione dei fedeli sul contenuto dell'Enciclica Humanum genus, facendo loro osservare specialmente che, sotto il nome di Framassoneria, vengono tutte quelle sette, le quali, direttamente o indirettamente, palam seu clandestine, tramano insidie contro la Chiesa e contro le autorità costituite, abbiano o no il giuramento di mantenere il segreto; che sono da tenersi come affigliati a queste sette anche coloro, che in qualche maniera le favoriscono; che metterci il piede è incappare nella scomunica, ed il persistervi è naufragar nella fede.

3. I predicatori per la Quaresima, pel Mese di Maggio, pel Mese del S. Cuore di Gesù, per sacre Missioni e per Esercizii Spirituali straordinarii (che Noi vorremmo si tenessero quest'anno possibilmente in ogni parrocchia, o nelle principali almeno) fra gli argomenti che pigliano a trattare, non dimentichino quello di premunire i fedeli contro le insidie settarie come sopra.

 

Ciò varrà eziandio a svincolare da quelle ritorte tanti onesti, lasciatisi sorprendere, perché davansi a credere di entrare in una società innocua; varrà, lo speriamo, a far rinsavire molti colpevoli e a ricondurli tra le braccia della pietosa loro madre, la Chiesa cattolica.

Per agevolare quest'opera di salute, dobbiamo avvertire, che il Santo Padre, nella tenerezza del suo cuore paterno, benignamente concede che, per lo spazio di un anno intiero, dalla pubblicazione dell'Enciclica Humanum genus (ossia, per la Diocesi piacentina, dalla data di questa Nostra) sia sospesa nei penitenti l'obbligazione di denunciare gli occulti capi e reggitori della setta, e concede inoltre che, per eguale spazio di tempo, sia sospesa la riserva delle censure, nelle quali sieno incorsi; accordando perciò esso Santo Padre a tutti i Confessori, approvati dall'Ordinario del luogo, la facoltà di assolvere dalle stesse censure e di riconciliare alla Chiesa quelli che pentiti di cuore avranno abbandonata la setta medesima. In questa circostanza, e pei medesimi penitenti, accordiamo ancor Noi per tutto l'anno come sopra, a tutti i Confessori la facoltà sopra tutti i casi a Noi riservati.

Altro non Ci rimane, o Dilettissimi, che esortarvi, come vi esortiamo in nome di Gesù Cristo e per gl'interessi vitali dell'anima vostra, ad un totale distacco dalle massime del secolo, che, più o meno attuate, mettono già a soqquadro l'ordine civile e la pubblica sicurezza. Non vogliate prestar fede a quelli che vi promettono onore, pace e prosperità col separarvi da Dio, dalla Chiesa e dalla religione di Cristo. Gli avvenimenti contemporanei, non fosse altro, vi provano quanto sia bugiarda la loro parola; fuggiteli. Beati voi, se giunti al termine della vostra vita potrete ripetere col reale Salmista: Non sedetti ne' conciliaboli delle persone vane, ne m'infognai ne' ridotti de' nequitosi. Le adunanze de' maligni odiai a morte e sdegnai il consorzio degli empi. (Ps. XXV, 4).

Abbracciandovi, o Dilettissimi, nella carità di Gesù Cristo e raccomandandoci vivamente alle vostre preghiere, vi impartiamo dall'intimo del cuore la Pastorale benedizione nel Nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo.

 

Piacenza, dal Nostro palazzo Vescovile questo giorno 1 Giugno 1884, solennità della Pentecoste.