“Secondo lo studioso calabrese Francesco Fiumara, il Risorgimento italiano, o almeno le prime lotte del Risorgimento, iniziano quaggiù, si radicano in un romanticismo di fede, ed hanno pure quaggiù una numerosa trafila di martiri. É opinione suffragata da molti storici che la Carboneria, la prima e più rilevante società segreta, per eccellenza romantica, che fu crogiolo di alte idealità (fra cui la libertà e l’indipendenza) trasse origine dal profondo Sud, ed in Calabria ebbe il suo nido primigenio, a cui erano collegati i più anziani patriarchi del Risorgimento, come i Pepe e i Poerio, perché essa - come scrive Berti - fu la prima organizzazione politica a carattere progressista, che ammise largamente nel suo seno il basso popolo e lo portò, comunque, sulla scena politica. In Calabria - scrive lo storico Raulich - ogni paesello ebbe la sua “vendita” carbonara ed ogni reggimento contò ufficiali e soldati costituiti in “vendite” militari. LIBERARE LA FORESTA DAI LUPI era lo scopo della Carboneria e voleva dire “Liberare la terra dai tiranni”. Così il dottor Gaetano Tucci, presidente dell’Istituto “Lino Salvini” di Firenze, nella prefazione al mio libro “Carboneria - 1809/1831” recentemente edito. Papa Pio VII nel 1821, in una lettera apostolica, condanna la Carboneria: “... la Società volgarmente detta de’ Carbonari, la cui mira principale è dare ad ognuno una gran licenza di formarsi la Religione a capriccio, a seconda delle proprie opinioni...; di profanare e lordare la passione di Gesù Cristo con certe nefaste loro cerimonie; di spezzare i sacramenti della Chiesa che vogliono sostituirne de’ nuovi da loro scelleratamente inventati e, di rovesciare questa Sede Apostolica, contro la quale essi hanno un odio particolarissimo e, non fan che macchinare quanto vi è di più pestifero e di pernicioso... Nostri predecessori... condannarono e proibirono la Società de’ Liberi Muratori, ossia Francs-Maçons”, delle quali la Società deve stimarsi un rampollo o per certo un’imitazione questa Società de’ Carbonari... abbiamo stabilito e determinato di condannare e proibire la predetta Società de’ Carbonari o, comunque, altro nome si chiami, i di lei ceti, uomini, congreghe, logge, combriccole... comandiamo a tutti i fedeli cristiani che niuno ardisca intraprendere, formare o propagandare la predetta Società de’ Carbonari, fomentarla, ricettarla, occultarla o, nelle case o edifici o, altrove, non ardisca a farsi ascrivere o aggregarsi a lei, intervenire o essere presente alle di lei unioni, darle consiglio, aiuto o favore in palese o, in segreto, sotto pena di scomunica, ipso facto... comandiamo oltre a ciò a tutti sotto pena di scomunica, che siano tenuti a denunciare a’ Vescovi tutti coloro che sapranno aver dato il nome a questa Società, o di essersi imbrattati in alcuni di quei delitti, de’ quali si è fatta menzione...”. Parole forti, ma non inconsuete, perché basta consultare le Gazzette del tempo per rendersi conto che i Carbonari erano considerati assassini capaci di ogni delitto e, di ogni nefandezza, da evitare come cani rognosi e, da denunciare immediatamente alle autorità della Chiesa. Ed i giornali di parte cattolica, nei loro articoli, esasperavano i toni paragonando la Carboneria alla setta di Satana. Ma che cosa è questa Carboneria, questa setta misteriosa che spaventava tanto il Papa e gli Imperatori? La sua data di nascita si fa risalire da alcuni al 1812, da altri tre anni prima, nel 1809, ed è molto probabile sia quest’ultima la data esatta. Si diffuse subito in Italia, soprattutto al Sud, in un primo momento come antifrancese e, propensa alla restaurazione del Borbone che prometteva la Costituzione; dopo, nemica spietata anche del Borbone. Al Nord, i Carbonari uscirono dalle Logge massoniche ed erano soprattutto intellettuali, nobili, borghesi e, anche tanti sacerdoti. Al Sud, specialmente in Calabria, fra i Carbonari, tanta gente umile, ma nobilitata dalla grande idea di libertà e, di insofferenza ai soprusi ed alle prevaricazioni. Ma non tutti i Carbonari erano concordi nei loro intendimenti, perché la coscienza nazionale era ancora debolissima e, mentre alcuni l’unità la intendevano nazionale, altri combattevano solo per l’indipendenza della loro regione; i Carbonari dell’Alta Italia erano per la Costituzione, i siciliani miravano all’indipendenza da Napoli, altri erano monarchici costituzionali, ed altri ancora repubblicani. I princìpi della Carboneria, impostati su un vago idealismo democratico con reminiscenze di socialismo utopistico e umanitario, erano basati su concetti di fratellanza ed il mistero, che la circondava creava attorno agli affiliati un grande fascino ed una fama, che faceva tremare i Troni e la Tiara. Anche Giuseppe Mazzini si fece iniziare alla Carboneria; assieme a Jacopo Ruffini fondò una “vendita” a Livorno e, fu arrestato sotto l’accusa di aver iniziato alla Carboneria un uomo che gli era stato presentato, come ufficiale dell’Esercito ed era invece un carabiniere travestito. Successivamente, verso il 1831, al metodo della Carboneria, metodo, soprattutto di “setta”, si sostituì il movimento mazziniano della “Giovine Italia” di più diffusa base e, di più ampio respiro. Ma esso, purtroppo, si fondava principalmente sulle classi medie ed intellettuali, così tutte le varie insurrezioni difettavano di una vera strategia rivoluzionaria e di aderenza alla realtà. Ma era un “seme” che inevitabilmente doveva germogliare e, germogliò, poiché il movimento mazziniano dovette poi, cedere al movimento garibaldino costituito su larghi strati popolari e, dotato del senso dell’intuito realizzatore. Molte polemiche sul contributo che la Carboneria e la Massoneria hanno dato al Risorgimento; sull’argomento sono stati pubblicati libri e, quasi sempre per screditare l’opera della Massoneria. Anche Mussolini negò il contributo di questa Istituzione al Risorgimento, in una serie di documentazioni fatte pubblicare, poche settimane prima dell’approvazione in Parlamento della Legge contro la Massoneria, nel 1925. Ma l’intento era chiaro e, nel 1929 fu compreso da tutti. É però innegabile che l’opera vasta e complessa, di pensiero, di cospirazione, di azione politica, diplomatica che preparò, attuò, portò a termine il nostro Risorgimento, fu precipua opera della Massoneria. Mazzini, Garibaldi, Cavour, i mille martiri, i mille eroi, noti ed ignoti, furono iniziati ai riti massonici, furono educati e temprati nelle Logge. Le intese fra gli Stati della penisola, i moti rivoluzionari furono preparati nel segreto e nei sacrifici, furono attuati senza badare ai patiboli, agli esili, alle prigioni e ai tormenti, da uomini di fede e di coraggio, dai Liberi Muratori. In tempi grigi e sinistri, in cui imperavano l’ignoranza delle plebi e la tirannide dei grandi; la superstizione e la fiscale sospettosità degli organi di governo; in tempi nei quali il povero era tenuto qual servo dei ricchi ed il potere si ammantava di attributi trascendenti e di investiture divine; quando eserciti stranieri bivaccavano in ogni nostra contrada, nessuna forza avrebbe potuto dare all’Italia, ridotta a pura espressione geografica, la sua unità e la sua libertà, se la Massoneria non avesse saputo accendere nel cuore dei migliori, i più alti e nobili ideali, dare gli uomini più audaci e temprati, i più generosi ed i più forti, affratellandoli, temprando le volontà, illuminandone le coscienze, infiammandone le anime ed i cuori. Questo secondo i critici più autorevoli e, gli storici più seri. Perché la Massoneria fu il pensiero, vigile ed animatore e, la Carboneria fu l’azione audace ed eroica. La Calabria, dicevo all’inizio, è forse la regione d’Italia in cui la Carboneria era più viva ed organizzata. La dimostrazione che in questa regione la Carboneria, poteva contare su una valida e solida assicurazione, sono i numerosi bolli e sigilli delle “vendite carbonare”. Quasi ogni Comune aveva la sua “vendita”. E questo, non va dimenticato, è il merito dei calabresi che il nostro Giuseppe Garibaldi, Gran Maestro della Massoneria, definì popolo eroico e generoso. |