In una serie di articoli apparsi su «Lumen Vitae» (1) a firma di P. M. Azzuri (Pericle Maruzzi), si è tentato di ricostruire le origini, e descrivere gli sviluppi della Massoneria nel Regno di Napoli e delle due Sicilie. Attraverso una ricerca effettuata, soprattutto presso gli archivi del G.O. d'Olanda, della G.L.U. d'Inghilterra, e presso altre fonti, abbiamo ora trovato un vero tesoro di documenti inediti e notizie, che ci mette in grado di riempire molte lacune, e di ricostruire, seguendone passo per passo le fasi, i movimentati avvenimenti succedutisi in un importante periodo del 18° secolo (soprattutto dal 1751 al 1775). Oltre agli elementi fornitici dalla documentazione ufficiale del G.O. d'Olanda, negli archivi abbiamo reperito molti documenti e corrispondenze originali, provenienti da Napoli, ed anche diversi manoscritti (fra i quali una lunghissima relazione riepilogativa) di pugno del Frat. De Vignoles, in quell'epoca G.M. Provinciale «per le Logge straniere» di Londra. Per la migliore comprensione degli avvenimenti, ci sembra utile premettere alcune notizie, relativamente alle GG.LL. di Olanda e di Londra, principali protagonisti, con i FF. napoletani, di questa storia. La Gran Loggia della Repubblica delle Sette Province Unite (cioè d'Olanda). Dopo un primo tentativo effettuato nel 1735, la G.L. Nazionale fu definitivamente creata nel 1756. Spinta da una grande carica di entusiasmo, e soprattutto sotto la guida dell'energico Barone van Boetzelaer (G.M.N. 1759-1798), la Massoneria Olandese ebbe una rapida fioritura: molte Logge furono create nelle colonie e, fatto curioso, anche in vari paesi al di fuori dei suoi domini (Ratisbona, Ghent, Dusseldorf, Napoli, ecc.). Al fine di incrementare il proselitismo all'estero, nel 1761 fu nominato, quale «G.M.Agg. per le Logge straniere», il Frat. Capitano di Vascello Franc Van der Goes (2). In quel tempo, le navi da guerra della potente flotta olandese erano costantemente presenti nel Mediterraneo, per proteggere la flotta mercantile dagli attacchi dei pirati, ed in conseguenza di ciò il Fr. Van der Goes si trovò spesso a Napoli dove, come vedremo, costituì una Loggia. Nello stesso periodo di cui ci stiamo occupando, la G.L.N. olandese era in continue trattative con Londra (i «Moderns») per ottenere il riconoscimento ufficiale come G.L.N. indipendente (de facto esistente dal 1735). Un importante punto di discussione era il contestato diritto dell'Olanda di costituire Logge al di fuori del territorio dei suoi domini (diritto che Londra riservava solo a se stessa). La «Premier Grand Lodge» (i «Moderns») di Londra. La Gran Loggia del 1717, originariamente intesa come organizzazione locale, non aveva previsto l'esplosivo sviluppo massonico nel continente. Il suo governo fu, in principio, assai debole ed i rapporti con l'estero piuttosto vaghi. Ma, dal 1767, sotto l'energico governo del G.M. Henry Somerset Duca di Beaufort, si manifestò un risveglio ed anche i rapporti con l'estero diventarono più realistici e concreti. Vero è che la corrispondenza con l'estero poteva costituire una certa difficoltà per gli Inglesi, per cui, nel 1768, fu nominato il francese Jean Joseph De Vignoles, quale «G.M. Provinciale per le Logge Estere». Questi, senz'altro figura assai ambigua, viene descritto come un avventuriero, accusato di manipolazioni finanziarie poco chiare, anche nell'ambiente massonico (3, 4, 5, 6).Durante le sue peregrinazioni, il 12-1-1758 è iniziato alla Massoneria nell'Aia (Olanda), dove in seguito costituisce la Loggia «Les Amis de la Justice». Poco dopo riemerge a Londra, dove crea la Loggia «L'Immortalité de l'Ordre». La sua conoscenza delle lingue e degli ambienti massonici continentali avrà probabilmente indotto la G.L. londinese a servirsi di lui per i rapporti con l'estero, De Vignoles si butta nel nuovo incarico con diligenza, e ben presto si mescola agli affari massonici di vari paesi. La sua corrispondenza è in francese (difficilmente controllabile dai suoi superiori), ma le sue decisioni arbitrarie non sempre sono delle più felici e, conseguentemente, non sempre producono i risultati desiderati. Per coprirsi le spalle, De Vignoles teneva una specie di archivio privato (7) (ora all'Aia), nel quale spiegava i suoi ragionamenti, e nel quale copiava molte delle lettere da lui spedite. Queste lettere sono estremamente verbose e retoriche e, avendo egli l'abitudine di ripetere gli argomenti dell'interlocutore, spesso ci mettono al corrente anche del contenuto delle lettere a lui indirizzate. Il Regno di Napoli. Ovviamente tutti conoscono la storia napoletana di quell'epoca, ma mi si perdoni se ugualmente svolgiamo alcune considerazioni, solamente per rendere più agevole la comprensione degli eventi massonici. Dopo essere stato un sotto-reame austriaco, nel 1734, il Regno di Napoli diventava la «proprietà privata» dei Re Borboni: Carlo VII (1734-1759) e Ferdinando IV (1759-1825). Inizialmente, Carlo si faceva guidare dalla madre dispotica (parmense), rimasta in Spagna, mentre a Napoli si serviva largamente del suo braccio destro, il Marchese Bernardo Tanucci, un uomo capace, che il Re aveva portato con sé dalla Toscana. In suo favore dobbiamo ammettere che Carlo (Tanucci!) ha cercato di introdurre molte riforme (con solo parziale successo), per ridurre il potere assoluto dei nobili, e del Vaticano. Il Re era, però, anche molto religioso e, per salvare capra e cavoli, nel 1751, lanciava un editto contro la Massoneria, su istigazione del Papa Lambertini (Benedetto XIV), del quale si vocifera fosse stato egli stesso membro di una Loggia a Roma! L'editto ebbe, però, scarso effetto. Nel 1759, diventato Re di Spagna, sotto il nome di Carlo III, il Re lasciava Napoli al figlio minorenne Ferdinando IV, sotto la tutela del Tanucci. Ferdinando non aveva, praticamente, alcuna educazione, e non aveva alcuna voglia di occuparsi degli affari di Stato: era, insomma, il classico «menefreghista». Egli diventava il Sovrano più grossolano e bizzarro del suo tempo. Il «Re Lazzarone» (o «Re Nasone») si dedicava principalmente alla caccia, e si dice che usasse vendere poi la sua selvaggina sulle bancarelle della città. Diventato maggiorenne, gli davano in sposa Maria Carolina, figlia di Maria Teresa d'Austria. Questa, donna colta ed energica, si inseriva tanto negli affari di Stato da mettersi subito in contrasto col Tanucci, il quale vedeva in lei, giustamente, il lungo braccio di Vienna. I tentativi della Regina di educare il marito, furono un fallimento totale. Si racconta che Ferdinando, costretto ad andare all'Opera, per scacciare la noia ordinava degli spaghetti, che mangiava sul posto e con le mani. Nel 1775, Ferdinando (cioè Tanucci e Carlo III), preoccupato dell'influsso di molte persone influenti nell'Ordine Massonico, emanava un nuovo Editto contro la Muratoria. Questa «persecuzione» creò furore in tutta l'Europa ma, in realtà, fu di scarso effetto, grazie all'intervento di Maria Carolina che, in verità, cercava un pretesto per liberarsi dell'odiato Tanucci che, infatti, fu licenziato nel 1776. Napoli, in quell'epoca, è descritta come uno sporco formicaio. Gli abitanti erano ca. 500.000, di cui 25.000 nobili, 15.000 ecclesiastici e 3.000 giureconsulti. A parte un esiguo strato di media borghesia, la città brulicava di molti nobili stranieri, truppe mercenarie straniere e mercanti stranieri. Il grosso della popolazione, i «lazzaroni», contava poco, e nessuno ha finora scoperto di che cosa vivessero. Erano ormai abituati ad essere governati coi 3 f. (farina, forca e feste), ed avevano il semplice Sovrano in simpatia, anche perché non mancava mai di proteggere il venerato San Gennaro. Della restante parte del Regno (Calabria, Puglie ecc.), la letteratura parla poco. Tale territorio era completamente in mano dei Baroni, dei chierici locali, e dei briganti. Nei posti strategici il Re aveva stazionato un Reggimento, generalmente straniero. La Massoneria, originariamente, era stata «importata» dagli ufficiali dei vari Reggimenti mercenari. In seguito, diventava «di moda» nella Napoli bene, e ben presto le Logge brulicarono di nobili, ecclesiastici, avvocati, negozianti stranieri ecc. Era un hobby assai costoso, e la Fratellanza non era certamente pane per la «classe operaia». Come vedremo, nella Fratellanza non mancava la discordia e, di conseguenza, la Massoneria conosceva alti e bassi. Generalmente, le Logge sorgevano con una nozione molto vaga dei principi basici dell'Arte, e pressoché nulli erano i rapporti internazionali. La maggior parte della Massoneria era dunque «irregolare», ed inventava i suoi propri principi. Solo dal 1763 sorgevano le prime Logge «regolari». Agli inizi la Massoneria non era certamente in contrasto con la Casa Reale. Il primo editto (1751) fu emanato su istigazione del Papa Lambertini, mentre il secondo editto (1775) trovava ragione, più che altro, nei timori del Tanucci, che la Massoneria divenisse uno «Stato nello Stato». Verso la fine del secolo, le cose cambiarono: la Muratoria, invasa da intellettuali, adottava le dottrine Giacobine, ed abbracciava la causa francese. Fu in quel momento che essa costituì un vero pericolo per i Borboni. |