Offriamo qui di seguito il quadro dei dignitari del primo Grande Oriente Napoletano sebbene esso, pubblicato così sic et sempliciter, possa sembrare una arida sfilza di nomi e di scarsa utilità a chi volesse fare il tentativo di risolvere i tanti punti oscuri di quel periodo storico. Nei fasci dell'Archivio di Stato di Napoli sono conservate innumerevoli relazioni concernenti l'attività delle logge massoniche, ma sulla veridicità di tali relazioni nessuno può certamente giurare. Ma quando è possibile confrontare i nomi citati nel quadro con quelli riportati dalle predette relazioni, allora non c'è dubbio che il discorso può anche cambiare. Per esempio, nel quadro è citato come maestro venerabile della Costanza Irpina di Avellino un certo Pasquale Jazeolla del quale un anonimo relatore scrive nel 1826 che «prima del 1815 esisteva in Avellino una Loggia Capo della quale era il Ricevitor generale (?) Jazeolla» che era stato rimosso dall'incarico «col felice ritorno di S. M. da Sicilia (1)». In questa relazione si parla dei contatti avuti da Guglielmo Pepe con l'elemento massonico di Avellino qualche anno prima che si verificassero i moti del 1820... l'ignoto relatore non poteva aver letto il quadro che noi pubblichiamo e le sue informazioni possono essere prese con una punta più blanda di sospetto. L'elenco dei nomi serve ancora a trarre un'altra conclusione e che cioè il Grande Oriente napoletano nacque con gli stessi criteri con i quali era stato costituito il primo Grande Oriente d'Italia il 20 Giugno del 1805 sotto la presidenza di Beauharnais e con grandi dignitari Murat, Cambaceres, Kellermann, De Grasse Tilly ecc. mentre in provincia si fece in modo che ad ogni Prefettura corrispondesse una Loggia messa sotto il diretto controllo del Capo della Polizia o del Prefetto (2). Quanto alla polizia, sempre da un'anonima relazione, apprendiamo che a Ravenna, città «se altra mai fu traviata e nemica ai legittimi sovrani» capo della polizia era stato Gaspare della Scala «in tempo del Governo Italico» quando «la sorveglianza lu affidata da Napoleone ai Liberi Munitori (3)». Fu proprio massone Gaspare della Scala? Per quanto riguarda il Grande Oriente napoletano, non c'è dubbio che è organizzato sulla stessa falsa riga; infatti per quanto riguarda la Calabria ci sono Logge a Pizzo, Paola, Tropea, Rossano, Cosenza, Reggio, Castrovillari, Catanzaro, cioè nei grossi centri dove è possibile un'effettiva sorveglianza. Abbiamo scelto a caso la Calabria, ma le cose non cambiano se si dà uno sguardo alle Logge ubicate in Puglia o in Campania. In Basilicata nemmeno l'ombra quantunque ai moti del 1820 questa regione abbia dato un contributo non inferiore a quello offerto dalle regioni consorelle. Dei vecchi massoni scampati alle stragi del Novantanove non troviamo traccia ma, mentre per la Loggia Concordia di Milano lo scioglimento, a seguito dei rigori della legge, avvenne senza traumi, perché sorta con intendimenti piuttosto clubistici e goderecci, per quelle napoletane il discorso è diverso. Il Salfi, il Celentano, il Cuoco, il Massa, l'Abanconti, il Lomonaco avevano costituito una Loggia dissidente in Milano che era in rapporti con un certo club di napoletani che a Parigi, sotto la guida del principe di Moliterno, complottavano per vedere ristabilita in Napoli la repubblica partenopea (4) Forse i migliori fra i patrioti napoletani avevano capito che la Francia giacobinica faceva della diffusione dei principi rivoluzionari più un mezzo che un fine della sua politica estera (5) e gli effetti di una siffatta politica i napoletani li avevano sperimentati sulla loro pelle. Nel quadro, Giuseppe Zurlo figura come Gran Maestro Aggiunto e quando, nel settembre 1820, contro di lui rimasto al suo posto di ministro cominciano a circolare libelli ingiuriosi, è naturale che egli scriva al Principe Francesco che «la divina Provvidenza allontani da noi gli esempi funesti, che pochi giorni d'effervescenza hanno prodotti... (e che) l'imprudenza di pochi è coperta dalla nobiltà del carattere dei cittadini (6)» ed è chiaro che si riferisce ai lazzari!! Non ci meraviglia né il discorso, né il comportamento del ministro Zurlo e, giudicando con lo stesso metro, non ci sentiamo di condividere in pieno l'esecrazione tributata al fratello Salvotti, giudice istruttore di Pellico e Maroncelli. É chiaro si trattava di massoni improvvisati. «Quasi tutti i GG:. Dignitari e GG:. Officiali d'onore... furono pescati tra i grandi del governo profano, i quali non erano forse neppure massoni o non erano certamente membri di alcuna massonica officina conosciuta». Giuseppe Gabrieli
1 - Elenco de' fatti in ordine cronologico successi in Avellino dal 1818 a tutto marzo 1826. Archivio di Stato di Napoli: Archivio Borbone fascio 713 foglio 93. 2 - R. Soriga Il primo grande Oriente d'Italia in Bollettino della società pavese di storia patria, anno 1917 n. XVII fasc. I-IV. 3 - Archivio di Stato di Napoli: Arch. Borbone fascio 729 f. 182. 4 - R. Soriga opera citata. 5 - N. Nicolini, Le origini del giacobinismo napoletano in Rivista storica italiana 1939 serie V vol. IV fascicolo I. 6 - Arch. di Stato di Napoli: Arch. Borbone: Per la inaugurazione del G:.O:. al Rito Scozz.'. in Napoli Fascio 1923.
|