TRATTATO DI S. TOMMASO D'AQUINO

Dell'ordine dei Frati predicatori
su
LA PIETRA FILOSOFALE

 

DEI CORPI INFERIORI:

DELLA NATURA E DELLA PROPRIETA'
DEI MINERALI  PRIMIERAMENTE DELLE PIETRE

capitolo Secondo

 

Tratteremo ora dei corpi inferiori, ma poiché questi si dividono in minerali, piante e animali, cominceremo con lo studiare la natura e le proprietà dei minerali. I minerali si dividono in pietre e in metalli. Questi ultimi sono formati secondo le stesse leggi e seguendo gli stessi rapporti quantitativi delle altre creature, eccettuato il fatto che la loro, costituzione particolare risulta d'un maggior numero di operazioni e di trasmutazioni di quelle degli elementi o dei corpi supercelesti poiché la composizione della loro materia è pluriforme.

La materia che compone le pietre è dunque di una natura molto, inferiore, grossolana ed impura, partecipando più o meno delle proprietà della terra a seconda del grado di purezza della pietra.

Come dice Aristotile nel suo libro delle Meteore (che certuni attribuiscono ad Avicenna) la pietra non è formata, di pura terra; è piuttosto una terra acquosa così che noi vediamo certe pietre formarsi nei fiumi, e vediamo estrarre il sale dalle evaporazioni dell'acqua salata. Quest'acqua possedendo molte proprietà terrestri si coagula in forma di pietra sotto l'azione del calore del sole o del fuoco. La materia di cui si compongono le pietre é dunque un'acqua impura; il principio attivo: il calore o il freddo che coagulano l'acqua e ne estraggono l'essenza pietriforme. Questa costituzione delle pietre é provata dall'esempio degli animali e delle piante che risentono delle proprietà delle pietre e ne producono essi stessi, ciò che merita di esser considerato con la più grande attenzione.

Alcune di queste pietre si trovano in effetto solidificate negli animali, per effetto del calore e qualche volta possiedono delle proprietà più energiche di quelle che non provengano da animali e che si sono formate seguendo la via ordinaria. Altre pietre sono formate dalla natura stessa resa attiva per virtù d'altri minerali.

Dice Aristotile che, con la mescolanza di due acque diverse si ottiene l'acqua chiamata Latte della Vergine, la quale, può, essa stessa, solidificarsi in pietra: Per ottenere ciò, egli dice, si mescola del litargirio disciolto nell'aceto con una soluzione di sale alcalino e, quantunque questi due liquidi siano limpidissimi, se si opera la loro congiunzione, formano immediatamente un liquido denso e bianco come il latte. Imbevuti di quest'acqua i corpi che si vorranno trasformare in pietre si coaguleranno immediatamente. In effetto se la calce d'argento o un altro corpo simile viene bagnato con quest'acqua e trattato in seguito chimicamente per mezzo d'un fuoco blando, esso si coagulerà. Il latte di Vergine possiede dunque la proprietà di trasformare la calce in pietra. Vediamo pure nel sangue, nelle uova, nel cervello o nei capelli e in altre parti degli animali formarsi delle pietre, d'una efficacia e d'una virtù ammirabili. Se si prende, ad esempio, del sangue umano e lo si lascia putrefare nel letame caldo poi lo si passa nell'alambicco, da esso distillerà un liquido bianco simile al latte. Aumentando poi il fuoco distillerà una specie di olio. Infine si rettifica il residuo (faeces) che resta nell'alambicco e lo si rende bianco come neve. Lo si mescola con l'olio che si versa al disopra e si forma allora una pietra limpida e rossa d'una efficacia e d'una virtù ammirabile, che arresta (stringit) il flusso del sangue e guarisce numerose infermità. Ne abbiamo pure estratta una dalle piante col metodo seguente: Bruciamo delle piante nel forno di calcinazione, trasformiamo questa calce in acqua, la distilliamo e la coaguliamo; allora essa si trasforma in una pietra dotata di virtù più o meno grandi secondo le virtù delle piante impiegate e la loro diversità. Certuni producono delle pietre artificiali che all'esame più minuzioso risultano simili in tutto e per tutto alle pietre naturali, infatti si fanno dei giacinti artificiali che non differiscono in niente da quelli naturali, e così dicasi per gli zaffiri mediante un processo identico.

Si dice che la materia di tutte le pietre preziose sia il cristallo che è un'acqua, la quale partecipa pochissimo della sostanza terrestre, coagulatasi sotto l'azione d'un freddo intenso. Si polverizza del cristallo sopra del marmo; si imbeve d'acqua forte e di energici dissolventi ricominciando più volte, disseccandolo e polverizzando di nuovo per umettarlo ancora con i dissolventi sino a che la mescolanza formi un corpo molto omogeneo; in seguito si colloca nel concime caldo dove esso si trasforma, dopo un certo tempo, in acqua; questa si distilla, si chiarifica e, in parte volatilizza. Si prende in seguito un altro liquido rosso, fatto di vetriolo rosso calcinato e di urina di fanciullo; si mescolano e si distillano nello stesso modo, un gran numero d volte questi due liquidi, seguendo i pesi e le proporzioni necessarie; si mettono nel concime affinché si mescolino più intimamente, poi si fanno coagulare chimicamente (in Kymia) per mezzo di un fuoco lento, ottenendo così una pietra in tutto simile al Giacinto. Quando si vuol fare uno zaffiro, il liquido si forma con urina e vetriolo azzurro anziché rosso, e così per tutte le altre pietre secondo la diversità dei colori, dovendo l'acqua impiegata essere naturalmente della stessa natura della pietra che si vuol produrre Il principio attivo é dunque il calore o il freddo, e sia che il calore sia dolce o che il freddo sia molto intenso, sono essi che estraggono dalla materia la forma della pietra che esisteva solo in potenza e come sepolta in fondo all'acqua. Si possono distinguere nelle pietre, come in tutte le cose, tre attributi: la sostanza, la virtù e, l'azione. Dalle azioni occulte ed efficacissime che esse producono possiamo giudicare delle loro virtù come giudichiamo intorno alle azioni della natura e dei corpi supercelesti.

É quindi certo che esse posseggono alcune delle proprietà e delle virtù occulte dei corpi supercelesti e che partecipano della loro sostanza; il che non vuol dire che siano composte della stessa sostanza delle stelle, bensì che posseggono le virtù sublimate dei quattro elementi, poiché certe pietre partecipano un po' della complessione delle stelle o corpi supercelesti, come accennai con qualche parola nel trattato di questi corpi. Dopo aver isolato da alcuni corpi i quattro elementi li purificai e così purificati li combinai; ricavai allora una pietra d'una natura e d'una efficacia così ammirabili che i quattro elementi grossolani e inferiori della nostra sfera, non avevano alcuna azione su di essa.

Ermogene (il Padre, come lo chiama Aristotile,che fu tre volte grande in filosofia e che conosceva benissimo tutte le scienze tanto nella loro essenza come nelle loro applicazioni) parlando di questa operazione scrive: Fu per me una gioia grandissima vedere la quintessenza sprovvista delle qualità inferiori degli elementi

É dunque evidente che certe pietre partecipano un po' della quintessenza, ciò che appare certo e manifesto attraverso le operazioni della nostra arte.