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Ad introduzione del dotto studio del Carissimo Fratello Alberto Canfarini, riportato nelle pagine che seguono, pensando di far cosa gradita ai nostri visitatori, presentiamo questo documento che, in qualche modo, introduce quello studio. Il lavoro dai significati storico-alchemici, è del noto Pietro Bornia e fu pubblicato nel 1915.

La PORTA MAGICA fu fatta costruire dal marchese Massimiliano nell'anno 1680.

Dieci iscrizioni dovute tutte al pellegrino, ornano questa cornice: una ve n'è sul frontone, un'altra sull'architrave, tre sono scolpite nello stipite sinistro, altre tre nel destro, la nona sta sulla soglia e la decima è nel giardino.

 

Frontone

È costituito da una fascia circolare, nella quale sono iscritti due triangoli incrociati, costituenti l'esagramma che é anche designato coi nomi del sigillo di Salomone e di stella del Macrocosmo. È l'emblema della teurgia. Sopra l'esagramma v'è un circoletto sormontato dalla croce latina, simbolo del pianeta Terra. Nel mezzo di tale circoletto ve n'è un'altro, minuscolo, con un punto nel centro. Un motivo ornamentale attorniava il bassorilievo, ch'è un vero pentacolo, cioè una figura sintetica.

Il punto centrale è il simbolo della divinità; la circonferenza che lo attornia è quella dell’universo; quindi con tale figura, esprimente la dualità, si volle simboleggiare Uno e il Tutto, Zeus lo sposo e Zeus la sposa, che sappiamo essere di fondo identici.

La circonferenza esterna concentrica, sormontata dalla croce, reca nella sua ertezza l’epigrafe :

 

CENTRUM IN TRIGÒNO CENTRI

 

Che si traduce : "Il centro sta nel triangolo centrale" e che significa, il fondamento di tutto (centrum) si trova nella trinità (in trigono centri)".

Questa interpretazione non é troppo chiara; ma riesce intelligibile se si riflette che il centro del circolo (che è indicato dal punto, segno dell'unità) simboleggia Dio, e se si rammenta che per moltissimi popoli, tra i quali i cristiani, l’unità è trina.

Continuiamo l'esame del frontone.

Il triangolo con la punta in basso significa ciò che discende dall'alto, quindi l'acqua, la materializzazione, l'involuzione dello spirito.

Il triangolo con la punta in alto simbolizza, invece, ciò che si estolle, quindi il fuoco, la spiritualizzazione, l'evoluzione della materia.

Il sigillo di Salomone rappresenta la combinazione del fuoco e dell’acqua, di ciò ch'è positivo e di ciò ch'è negativo, del Sole e della Luna, e anche la circolazione nella vita, che scende dal cielo sulla terra e che da questa torna in cielo. Si tratta del ciclo o anello di Saturno, che - in un senso molto materiale - simbolizza l'acqua marina che evapora e forma le nubi; le quali si cambiano in pioggia, che cade sulla terra, viene assorbita e genera le correnti, che vanno a scaricarsi nel mare. In in senso più spirituale, l'anello di Saturno ha lo stesso significato attribuito alla rappresentazione, che si trova nei conventi, del braccio del cappuccino che s'incrocia con il braccio di Gesù: la comunione spirituale del macro col macrocosmo, ossia dell'uomo con l'universo; comunione che é figurata pure dal sigillo di Salomone. Quest'ultimo, dunque, é l'emblema del principio generativo e per conseguenza anche della Grande Opera.

Nella fascia della circonferenza esteriore si legge:

 

TRIA SUNT MIRABILIA, DEUS ET HOMO

MATER ET VIRGO TRINUS ET UNUS

 

Che significa: "Tre sono le cose maravigliose: il Dio uomo (il Cristo, o il Salvatore), la Vergine madre (la Madonna, o la Natura naturante) e la trina unità (la Trinità cristiana, la Triade, la Trimurti).

In questa sentenza é chiaramente espressa la legge del binomio; difatti i termini indicati sono sei, tre superiori (Dio, Vergine e Trinità) e tre inferiori (uomo, donna e collettività). Ricordiamoci che l'unus é in tutto.

Tale legge ci dà la ragione della Grande Opera, perché l'alchimista, per creare i nuovi corpi, si giovava dello stesso mediatore plastico, dei quale credeva si fosse servita e si servisse la divinità, per creare le anime di tutti gli esseri dell'universo: dell'azoth, o Mercurio dei Saggi.

Da quanto precede ne consegue che l'opera generativa dell’alchimista, per riuscir bene, doveva venire eseguita implorando, senza posa, l'aiuto potentissimo del Grande Artefice dell'universo. Se ne deduce anche che chi tracciò gli enimmi non doveva essere né ateo, né miscredente: tutt'altro.

 

Architrave

Su di essa é inciso:

 

HORTI MAGICI INGRESSUM HESPERIUS CUSTODIT DRACO ET SINE ALCIDE COLCHICAS DELICIAS NON GUSTASSET IASON.

Spiritus Dei Spirito Santo.

 

Un serpente delle Espèridi custodisce l’ingresso del giardino magico; e, senza Alcide (Ercole), Giasone non avrebbe gustato le delizie della Còlchide. Anzitutto qui é menzionato lo Spirito Santo, cioè é fatto cenno dell'aiuto che l'alchimista deve invocare dall’intelligenza suprema. Il detto Spirito é l’indice della trasmutazione eterna; quindi, in questo caso, Ruach Élohïm - simile all'esagramma, al sigillo di Salomone, all’X platonica e all’incrocio del braccio di Dio con quello del monaco, sta a indicare il mezzo del quale si doveva servire l'achimista, per ottenere l'agognato intento. "Spiritus fiat ubi vult", lo spirito spira dove vuole ha detto il Veggente di Patmo, che era iniziato alla Gnosi, della quale é testo precipuo l'Apocalisse. Dunque nessuna trasmutazione poteva effettuarsi, se a essa mancava il soffio creatore.

Le due linee di latino che seguono accennano alla via da tenere. Giasone, l'argonauta, é il simbolo dell'alchimista novellino, del neofita, dell'iniziabile, e non già dell’iniziato. Esso é un rapitore di segreti. Tanto il Giasone antico, quanto l’alchimista medioevale andarono alla ricerca dell'oro. Ercole é il Saggio, l'iniziato; é anche il Figlio, il Fanciullo filosofico. È un eroe cioè un essere infiammato d'amore per l’Umanità, che vuol trarre dall'errore a salvamento. È l'uomo integrato, l'uomo dalla volontà ferrea che consegue tutto quello che vuole.

Perciò l’epigrafe va interpretata in questo modo: "Lo alchimista non gusta le delizie del sapere (giacché la Còlchide é la terra dell’oro, e in occultismo l'oro é Sole e Sapienza), se non è aiutato da Ercole, cioè da una volontà a tutta prova, che lo rende saggio". In altre parole, l'alchimista mediovale praticante doveva essere - come lo dov'essere al dì d'oggi l'occultista - un uomo d'inesorabile volontà. Egli, per entrare nel giardino incantato, cioè per penetrare nel mondo invisibile, nell'occulto, doveva vincere il Serpente delle Espèridi, il Drago di Colco, il Serpente della Soglia, cioè la Nerezza alchimica, la putredine. In altre parole, egli doveva, con la proiezione del proprio fluido magnetico, oltrepassare la barriera terrigena (il drago), la involvente fascia d'etere che circonda la Terra, zona - o meglio corrente - che é carica di tutte le concupiscenze, o di Nahàsce [serpente], come dicevano i cabbalisti. L'alchimista doveva essere un puro "folle" (Parsi-fal). Sicché - riferendosi all’ideale (e non già a Satana, come credono i retrogradi) ben cantò il Carducci :

 

Tu a l'occhio immobile de l'alchimista,

Tu de l'indocile mago, a la vista,

Del chiostro torpido oltre i cancelli,

Riveli i fulgidi cieli novelli;

 

perché il genio oltrepassa le barriere imposte all’umanità, fissi gli occhi nella celestiale visione dei nuovi orizzonti che divina. Il sogno degli alchimisti, se si avvererà, non sarà una piccola conquista della Scienza. I neo-alchimisti sono già in cammino, come provano l’ilozoismo, l’allotropia dell'argento, la fabbricazione dell’argentàuro e del diamante, la radioattività dei metalli, la generazione dell'elio dal radio, ecc. ecc.

 

Stipiti

Gli enimmi che si riferiscono al quarto lavoro sono ora illustrati, procedendo fila per fila e andando da sinistra verso destra, cioè seguendo l'ordine che corrisponde a quello dei trattati d'alchimia:

 

QUANDO IN TUA DOMO NIGRI CORVI PARTURIENT
ALBAS COLUMBAS TUNC VOCABERIS SAPIENS.

 

(Saturno - piombo - colore nero)

Quando neri corvi partoriranno in casa tua bianche colombe, sarai detto saggio.

 

È il primo regime

I tre fermenti (solfo, mercurio, sale) dai colori scuri (i neri corvi), messi che siano nell'ovo filosofico, al calore dell'atanor si putrefanno, si aprono, si disgregano e - lasciando in fondo al recipiente la loro parte terrosa, cioè le scorie, o la ganga - volatilizzano, generando il quarto fermento, cioè la Luna.

Questo fermento, costituito dalla parte sottile, o volatile, e purificata dal calore, degli altri tre, è un corpo, essendo formato dai tre elementi (+,-, neutro) necessari a qualsiasi generazione, ed é giustamente simbolizzato, stante le sue qualità, dalle pure e bianche colombe.

 

DIAMÈTER SPHERAE THAU CIRCUII
CRUX ORBIS NON ORBIS PROSUNT

 

(Giove - stagno - color grigio).

Il diametro della sfera, cioè il circolo tagliato dal diametro, il tau del circolo (cioè il T inscritto nel circolo) (Il tau T è il t greco. Tale nome è dato anche alla croce gnostica T, o croce patibulata, che è appunto la forma di quella lettera). La croce dell’orbita (cioè la croce greca + segnata dentro la circonferenza) non giovano ai ciechi.

Questo enimma allude alle teorie esoteriche, che riescono incomprensibili ai profani (ai ciechi), mentre invece vengono utilizzate dagl'iniziati nei loro lavori.

La sfera tagliata dal suo diametro prende due aspetti, a seconda della direzione orizzontale o verticale di questo. Nel primo caso si é in presenza del Sale, cioè della stasi, o tranquillità vitale: nel secondo del Salnitro o del dinamismo. Le due semisfere indicano - come già é stato accennato, - due stati dell'essenza: il volatile, o spirituale, e il fisso, o materiale. Due Lune che si affrontano esprimono la stessa idea e simbolizzano anche il circulatoriam, o doppio vaso comunicante, destinato alla rotazione e sublimazione degli elementi.

La circonferenza col T o con la + simbolizza tutta la gamma della vitalità mondiale, che é la seguente:

 

Vitalità

 

+

Salnitro = Il Dinamismo (vita instabile)

Vetriolo = L'Anima Umana

Neutro

Verderame = L'Anima vegetativa

Sale in formazione = L'Anima minerale

-

Sale = La statica (vitalità in resistenza)

 

Ora é da sapersi che la materia del Magistero dei Saggi é appunto il Vetriolo. Questa parola nelle sue varie accezioni e coi suoi vari simboli esprime l'Etere:

 

  Luce astrale dei magisti.

OD = Vetriolo verde (+).

   AUR = Vetriolo. Oro (co).

OB = Vetriolo azzurro (-).

   Luce nera degli stregoni.

In quanto alla croce iscritta nella circonferenza, ritengo che con essa si sia voluto alludere ai quattro elementi (solido, liquido, aeriforme e radiante), che si rinvengono necessariamente nella formazione di qualsiasi corpo, oppure ai quattro stati dell'etere (luce, calore, elettricità e magnetismo); se non si tratta invece della figura della Rosa Croce, della quale si trova una riproduzione alla pagina 41 della "Porta Ermetica" del dottor Giuliano Kremmerz, opera di piccola mole, ma di gran valore per coloro che - sapendovi leggere - ne apprezzano la profonda dottrina. M'inducono a ritenere più ovvia questa seconda ipotesi le due sentenze seguenti, notissime agli occultisti, nelle quali si tratta della rosa e della sfera (parole che si equivalgano), rosa e sfera che graficamente vengono rappresentate da una semplice circonferenza, la quale ha nel suo mezzo una croce:

 

IN CRUCE SUB SPHAERA VENIT SAPIENTIA VERA

il vero sapere sgorga dalla croce [che sta] sotto la sfera.

La croce sotto la sfera, é il segno di Venere, o la chiave del Nilo, simbolo dell'amore.

 

AD ROSAM PER CRUCEM, AD CRUCEM PER ROSAM; IN EA IN EIS GEMMATUS RESURGAM

Con la croce conseguirò la rosa, con questa la vita eterna; e per mezzo di questa ultima e delle due prime, tornerò al mondo [terrestre] fulgente come stella.

 

La croce in mezzo al cerchio simbolizza la Rosa-Croce.

Se mal non m'appongo, dunque, le quattro linee dell'enimma avrebbero rapporto con l'Ordine dei R + C, del quale forse il pellegrino fece parte. Esse, a mio debole parere, dovrebbero significare questo: I profani [d'alchimia] non sanno utilizzare né il dinamismo, né l'etere, né la spiritualità. E si sa che Giove esprime lo "Spirito igneo o il soffio caldo, di cui gli esseri sembrano animati", cioè la Vita, l'Ardore, per opposizione a Saturno, che indica la Freddezza e la Morte.

Siamo al secondo regime, il quale è specifico della materia che si sta cambiando, che sta evolvendo dal nero verso il bianco.

 

QUI SCIT COMBURERE AQUA ET LAVARE IGNE FACIT

DE TERRA COELUM ET DE COELO TERRAM PRETIOSAM

 

(Marte - ferro - colore bruno)

Chi sa bruciar con l'acqua e lavare col fuoco rende cielo la terra e terra preziosa il cielo.

 

Terzo regime

Lavare, in questo caso significa detergere, mondare, depurare; e bruciare vale avvivare. La terra è il corpo sottoposto all'azione chimica; il cielo è il corpo gazoso che si separa da essa; e la terra preziosa è il gas liquefatto e poi solidificato. Ciò premesso, l'epigrafe sembra significhi:

"Chi sa dare vita a un corpo mediante l'acqua, cioè con la materia cosmica, e purificarlo col fuoco, cioè col calore innato, volatilizzarla (facit coelum) o sublimizza, la materia (terra) e poi spiritualizza (facit terram pretiosam), divinizza la materia volatilizzata".

L'alchimista, dunque, doveva estrarre dalla Terra il Cielo e dal Cielo la Pietra Filosofale. Chiaramente s'intuisce che qui si tratta di un'opera di sottilizzazione, cioè di epurazione e di elevazione.

 

SI FECERIS VOLARE TERRAM SUPER CAPUT TUUM EIUS

PENNIS AQUAS TORRENTUM CONVERTES IN PETRAM

 

(Venere - rame - colore verde)

Se avrai fatto volare la terra al disopra del tuo capo, con le sue penne convertirai in pietra le acque dei torrenti.

 

Quarto regime

Interpretazione dell'epigrafe

Se farai sublimare la terra, cioè se farai volatilizzare i corpi (solfo, mercurio, sale) costituenti il miscuglio posto nell'ovo filosofico, le sue penne, ossia le volute vaporose che s'innalzeranno dal fondo dell'ovo, saranno atte a convertire in pietra, cioè in argento le acque dei torrenti, ossia tutti i minerali cha vorrai.

Quest'enimma allude al risultato del primo stadio del quarto lavoro, cioè alla produzione del quarto fermento, della Luna, o semente argentifera.

 

AZOT ET IGNIS DEALBANDO LATONAM

VENIET SINE VESTE DIANA

 

(Mercurio - argento vivo - color bianco)

Se l'azòt e il fuoco imbiancano Latona, Diana appare nuda.

 

Quinto regime

L'azòt era per gli alchimisti l'etere. Il fuoco è la parte volatile o fluidica dei corpi, e corrisponde allo spirito individuale.

L'aria è la parte leggera o sottile dei corpi e corrisponde alla forza vitale.

L'acqua è la parte pesante, o grave, dei corpi e corrisponde all'anima loro.

La terra è la parte fissa o solida dei corpi e corrisponde al fisico degli esseri naturali.

Il latone (che nell'epigrafe s'è cambiato in Latona) è il Mercurio filosofico prima della putrefazione.

La Diana dei filosofi è l'Azoth localizzato.

L'enimma, perciò, sembra significare questo : Se - col calore e con l'etere - si purifica l'anima della miscela (il Latone, derivato dal Sale e dal Solfo), allora quest'anima, contenuta nell'ovo, si divide in due. Una parte, la più pesante, resta nel pallone e questa è la veste, o scoria; l'altra, volatile o fluidica, vale a dire la parte nuda, priva d'involucro, cioè che è il puro fermento argentifero, è Diana, dunque non è altro che il quarto fermento, cioè la Luna. E noi sappiamo che tale lievito venne anche designato con lo appellativo di Solfo bianco. La Luna é un corpo che, unendosi con l'oro (che gli alchimisti designano col nome di Giove), produce il sesto fermento, ossia la Mònade.

 

FILIUS NOSTER MORTUUS VIVIT REX AB IGNE REDIT

ET CONIUGIO GAUDET OCCULTO

 

(Sole - oro - color porpora).

Il figlio nostro, ch'era morto, vive; il re ritorna dal fuoco e gode dell'occulto accoppiamento.

 

Sesto regime

Il figlio nostro, cioè l'argento, che è il figlio degli alchimisti, perché viene prodotto dalle loro fatiche vive dopo esser morto, cioè è sempre un corpo, anche dopo avere abbandonato le scorie. Ma questo corpo - ch’é stato messo nell'ovo insieme al quarto fermento, o Luna - non è più argento, sebbene argento allo stato allotropico, od oro alchimico (l'argentàurum od oro americano dell'èmmens). Questo oro, o re, torna sotto forma liquida dal fuoco, cioè dalla sublimazione; donde il datogli appellativo d'oro potabile o di elisir dei sapienti. Esso è il quinto lievito, il solfo rosso o Sole; e gode dell'occulto accoppiamento, ossia ha simpatia perla mescolanza e la cottura con qualunque metallo, che converte in oro.

Con questo regime - costituente da solo il secondo stadio - resta compiuto il quarto lavoro alchimico ed è compiuta la Grande Opera.

Come si vede, meno che nell'enimma affetto dal segno di Saturno, in tutti gli altri il pellegrino non fa cenno dei colori dei regimi: bisogna immaginarli, esaminando i segni astronomici che li sormontano.

 

Soglia

Sul piano di questa si trova inciso il motto:

 

SI SEDES NON IS

 

Che si legge tanto da sinistra verso destra, quanto da destra verso sinistra. Significa: Se siedi non vai, e anche Se non siedi, vai.

 

Questa sentenza - somigliante al celebre verso leonino (sono detti leonini alcuni versi latini, tramandati di generazione in generazione, d'autore ignoto) dei diavoli (IN OIRVM IMVS NOCTE ET CONSVMIMVR IGNI = Andiamo attorno di notte e siamo divorati dal fuoco), che si legge tanto da sinistra verso destra, quanto da destra verso sinistra, e ha la stessa pronunzia e lo stesso significato - ha un importante significato esoterico; essa suona così: Se ti riposi, non progredisci e se sei attivo, avanzi. Cioè ha lo stesso significato del moto detto latino: Altere non loqui, "Operare e non ciarlare", cioè lavorate e non filosofare. Questo è un monito per gli alchimisti praticanti.

 

Gradino

V'è incisa l'iscrizione seguente:

 

EST OPUS OCCULTUM VERI UT GERMINET

SOPHI APERIRE TERRAM SALUTEM PRO POPULO

 

Nel mezzo dell'iscrizione v'è il simbolo della monade, ossia del sesto fermento, ottenuto col quinto lavoro, vale a dire con la fusione, nella quale erano sottoposti - come s'è già detto - all'azione del fuoco, il mercurio terrestre, l'oro naturale e i due solfi. Il geroglifico appare chiaramente composto dei segni di Marte, dei quattro elementi, della Luna, del Sole, di Giove e di Saturno (capovolto per ragione di simmetria grafica). Sembra, dunque un pentacolo lunare, o meglio una Luna impregnata dal Sole.

L'iscrizione significa: È opera occulta del vero sapiente aprire la terra, affinché produca la sanità del popolo. Essa allude evidentemente alla putrefazione della materia (aperire terram), che genera nuovi corpi vivi, cioè i fermenti, o lieviti, dei quali molti sono medicinali, cioè sono utili a salvare l'umanità sofferente. Soccorrere i miseri, gl'infelici, gl'infermi, e illuminare gli ignari, gl'inscienti, è il supremo dovere che incombe agl'iniziati, ai saggi. La pratica dell'occultismo è filantropia, e richiede l'esercizio del monacato laico.

Ecco menzionate tutte le iscrizioni di villa Palombara, riflettenti la Grande Opera, Giunti a questo punto della narrazione sorge spontanea la domanda: il marchese di Pietra Forte, l'ignoto pellegrino e l'ex-regina di Svezia erano alchimisti, o semplicemente garzoni di laboratorio?

Riflettendo all'intervento del secondo personaggio nelle operazioni degli altri due; alla ricerca dell'erba (che probabilmente era la saturnia vegetabile) necessaria al magistero; agli addebiti a lui fatti nel processo; alle sue meravigliose guarigioni: alla carità e all'altruismo spiegati da lui verso ogni ceto di persone; e agli enimmi alchimici, che hanno stretta relazione coi dettami ermetici, è forza ritenere ch'egli fosse un R+C, cioè un vero iniziato.

In quanto al marchese e all'ex-regina, ci appaiono come due semplici novellini praticanti.