I^


Narrare voglio di quell’ardua impresa
che ad ottenere quel gran premio è tesa
che i chemici migliori van cercando
solvendo, distillando e condensando.
Se segui i miei consigli, tu o lettore,
avendo alleati Sophia e Amore
potrai solver da nostra nera pietra
sostanza bianca chè in prigione tetra,
che alcuni chiaman olio mercuriale
ed ha come compagni Solfo e Sale.
Si prenda dunque oggetto che tu sai
e che la tua attenzion non cada mai
durante il corso dell’operazione,
rischiare puoi persin la distruzione,
ricorda che la cosa che tu vuoi
sol con grande coraggio ottener puoi.
Si ponga oggetto che tu sai in posa
come di uomo sveglio che riposa,
e dal laboratorio d’Alchimia
ogni fastidio sia mandato via,
la porta dall’interno sia serrata,
la mente sia serena e inadombrata.
Dei sensi quindi svincola il legame
che son la causa di perenne fame,
sia fermo il correr vano dei pensieri
e le preoccupazion d’oggi e di ieri.
La pietra inizia quindi a esaminare,
per prima cosa la dovrai pesare,
estrarre il piombo che dentro contiene
e cha alla terra ben fissa la tiene.
E’ questo piombo denso e materiale
e come tale molto poco vale,
l suo colore è di un profondo nero
ed è l’ostacol primo sul sentiero.
Ricorda che Saturno è il carceriere
che nulla ti permette di vedere.
Il nero quindi fissa, ed attenzione,
questa è la chiave dell’operazione.
Qualche piccola luce colorata
ti dirà che la prassi è ben avviata,
ma non creder al fin d’essere giunto
che quasi di partenza sei al punto.
Che mentre tu sei lì che fissi il nero
sei colto dall’arrivo di un pensiero,
pensiero tira l’altro e l’altro ancora
che pensi giunta di pensar sia l’ora,
e questa attività tua cerebrale
ti prende qual serpente in sua spirale,
e allora poi in tempi molto brevi
dimenticato hai che far volevi.
Sol se la mente sgombra tu terrai
l’esperimento continuar potrai.
Guarda che l’aria entri ben ritmata
nel mantice con leva manovrata,
aria leggera dolce ed espansiva
sì che la pietra che conosci viva,
nel fosco carcer questo ritmo lieve
ricorda il biancore della neve.
E mentre stai ritmando quel respiro
che vien dall’aere e penetra nel viro
s’accenda la fiammella luminosa
che sola scioglier può petra piombosa.
Sol se il fuoco dolce accender sai
l’esperimentazion continuerai;
è questo il gran filosofal segreto
che ogni uomo savio rende lieto.


II^
 

Son nella pietra grotte assai profonde
e quivi corron dell’acque le onde,
acque solventi d’ogni tuo ricordo
per chi non possa navigare a bordo
di quella nave d’Iside chiamata
e soltanto agli eletti riservata.
In queste acque cantan le sirene
e il loro canto fa scordar le pene,
e il loro canto fa scordar te stesso
e quello che a fare t’eri messo.
Fantasticare poi non è un gran male,
in fondo della cosa non mi cale,
così facendo se attento non stai
fantasticando ti addormenterai.
Ricorda che il dovere tuo è vegliare,
non ti lasciar dal sonno sopraffare,
e rimanare sempre attento e all’erta
finchè la porta nera non sia aperta.
Chi il sonno ha vinto, vinse anche la Morte,
nè umana può più dirsi la sua sorte,
chi al sonno cede certo non è degno
di entrare nel filosofale Regno.
Se alle forme solo attento stai
mai la sostanza tu conoscerai,
e sol la decision ferma e vegliante
scioglier ti può dal vincolo pesante
ch’è il nero piombo che conosci bene
l’origine di tutte le tue pene.
Qual coraggioso che in aspra corrente
avanza fermo e timor non sente,
così nel nero cupo devi stare,
paventa solo il lasciarsi andare.
Quando tension aumenta oltre quel punto
al quale con fatica ormai sei giunto
allora l’Acque immani tutte assieme
cercheran di distrugger la tua speme.
Rilassarti dovrai qual canna al vento
che non conosce ira o scoramento,
non cercar di resister con violenza
che allor ti trovi al punto di partenza.
Con ferma mente e cuor ben sereno
rimani anche se ti viene meno
la lapis dalla quale sei partito

e stai tranquillo ch’ella è sempre in sito.
Attento non ti prenda frenesia
di lasciar che Mercurio voli via,
che l’olio di volatile fattura
portare deve la tua signatura
se no si solve com’al vento il nembo
e tu ti trovi di Morfeo nel grembo.
Signare l’olio non è cosa data
a chi non ha virtù consolidata,
ma sol colui che essa in sé ha educato
coglier potrà il premio desiato.
Perciò coloro che la risultanza
pensan di avere con picciola istanza
sappian che molti anni han da passare
pria che si possa traversare il mare,
quel mare oscuro dell’oblio chiamato
ove ciò che non conta va lasciato,
se tu cercassi di varcarlo adesso
vi dovresti lasciar quasi te stesso.
Armati quindi di forte pazienza,
e poni in te virtute qual semenza,
che l’Alma poi ritrovi la purezza
e calma dentro il cor marziana asprezza.


III^

Nel petto il cuor che canta ed è leggero
ognor dee avere quel che ambisce al Vero,
qual giovin falco che sen và dal nido
allor lasciar potrà l’umano lido.
Provando e riprovando senza fretta
al fin si trova sempre la via retta,
così l’alchemica dissoluzione
ti riempirà di gran soddisfazione.
Se da tua pietra vuoi togliere il male
e renderla perciò filosofale,
devi lavarla assai con gran premura
per togliere da lei ogni sozzura.
Accender devi un fuoco nel suo petto
che domini passioni ed intelletto,
lavando e proteggendola con cura
finchè l’acqua di lei sia bianca e pura.
Lo Zolfo che tu sai sia depurato
tal che dal fuoco non sia più bruciato
e poi cresca l’ermetica tensione
capace di trovar la soluzione
del primo gran problema d’Alchimia
ovvero di avanzare nella Via.
Che quanto io t’ho detto non sia invano,
chè se nel buio vuoi proceder sano
un lume di Vertude devi avere
per avanzar fra quelle nebbie nere.
E se la soluzione un giorno avrai
il senso della pietra perderai,
non ti far coglier quindi da paura
che sei vicino alla sorgente pura
ove chi fermo e forte il Centro pete
soddisfa finalmente la sua sete.
Pietra soluta e nel buio fitto
pur senza appoggi tu rimani dritto,
ma non ti lasciar troppo avanti andare,
che poi potresti mai più ritornare
Freddo e ben conscio di Virtù guerriera
con uno sguardo sciogli ogni chimera;
restar è d’uopo fermo sul camino
finchè non sorga il Sole del mattino.
A questo punto fai coagulazione
e non ti fare prender da emozione,
che la nostra Scienza proprio non è adatta
a chi proviene da volgare schiatta
e per costoro il nostro esperimento
sarebbe un disastroso fallimento.
A lor più si convien la devozione
di una qualsivoglia religione.
Quando tu hai sciolto l’Olio Mercuriale
ti trovi in un albor che in alto sale,
perchè da Pietra è uscito quel vapore
che sorte dal suo cuore col calore.
Il mio consiglio che ti posso dare
è di fare il vapore condensare,
ed in un successivo esperimento
volger di nuovo Pietra in puro vento.
Che il bianco vapor quando discende
del Ciel gli influssi con sè a terra rende,
e chi condensa e solve mille volte
virtù filosofali certo ha colte
purché ciascuna di lui operazione,
sia fatta in piena veglia ed attenzione,
che come tutti sanno a nulla cale
in sonno o in sogno star se il vapor sale.
Ciò fissa bene in mente tua serena
e Dio ti sciolga da terrea catena.


IV^
 

Ti voglio dare ancor qualche consiglio
al fin di superare quel periglio
di cui l’uomo comune non si avvede,
e qual cieco che avanza ed il suo piede
sul ciglio del burrone mette in fallo
avvien che morte il coglie in fondo al vallo.
Quando tu solverai la petra nostra
attento stai ai colori ch’ella mostra,
è ovvio che si veda prima il nero,
triste tinta di morte è questa invero;
però per quel filosofal seguace
che di resister all’oblio è capace
questo color gli rende lieto il core
che dimostrato ha di aver valore
bastante a superare quella porta
ove speranza di tant’altri è morta.
Al nero segue un cupo azzurrino
od un grigior che nunzia chiar mattino
poi inizian vibrazioni luminose
pria d’acqua, poscia di nubi ventose
e i vapor d’acqua son di tal chiarore
che annuncian quel santissimo biancore
di cui parlare non è consentito
a chi vision non abbia conseguito.
La nube volge in pioggia e, tu lo sai,
di nuovo la tua pietra troverai.
Se il solve vuoi che riesca facilmente
la Lapis tua osserva attentamente,
acceso sia il fornello tutto il giorno
non perder tempo a guardare attorno
nulla conclude quei che in conto tiene
preoccupazion che all’opra non conviene.
Sia vuota mente e sempre lieto il core
e se lo puoi lavora tutte l’ore,
a sovversion di questo mondo indegno
non sia causa per te d’odio o di sdegno.
Il chemico di nobil sia fattura
provocazion non senta nè paura,
qual aquila regal che in alto vola
bassezze a mondo lascia e in Cielo sola,
pete con gran maestà del Sol il Centro,
ove sol chi è immortale può entrar entro.
Se ferma l’intenzione manterrai,
che orgoglio non ti prenda attento stai,
vedrai pietra coprirsi di biancore
che tu di questo mondo sei il Signore,
ma sol se non ti basta quel Reame,
che nell’uomo volgar sveglia le brame
potrai sperar nel premio senza eguale
ch’è santa Lapis la filosofale.
Se alcun dopo una vita di lavoro
non ottiene l’alchemico ristoro,
può voler dir che la sua pietra dura
sia troppo nera o ignobil la fattura,
ed a costoro è meglio far sapere
che in questo mondo è il loro ver piacere,
e quindi a lor di certo non conviene
inutilmente coltivar la speme.
Sol chi di gentil schiatta è membro degno
può con fatica posseder quel pegno
a cui pervengon sol d’Ermete i figli
che ben sanno seguire i suoi consigli.
Che se pur pochi furono i chiamati,
ancor meno saranno gli arrivati.
Lieve fatica nel poetar fu mia,
il Premio sia al lettore e così sia.


FINE
 

 

 

 

La traduzione del testo, è opera d'ingegno di Nebheptra, il quale contattato ha generosamente concesso l'autorizzazione ad esporlo anche nel sito di Montesion. Ogni diritto è dichiarato. La circolazione in rete è subordinata alla citazione della fonte (completa di Link) e dell'Autore.

© Nebheptra
 

 

Torna a Indice Alchimia